Politica

La fascistizzazione del nemico e le nuove tecniche “soft” di omologazione e censura

02
Ottobre 2023
Di Daniele Capezzone

Esce domani in libreria, per le edizioni Piemme, un mio libro che susciterà – credo – qualche discussione. Si intitola “E basta con ‘sto fascismo“: e già il titolo parrà ad alcuni provocatorio. 

E in qualche misura è vero. Desidero “provocare”: ma, sia ben chiaro, usando il verbo transitivamente, come predicato verbale, con un complemento oggetto rappresentato dal sostantivo “discussione”. 

Sì, desidero provocare una discussione, aprire un dibattito pubblico su un rischio che mi pare gravissimo, direi esiziale: la “fascistizzazione” sistematica del nemico, la tendenza a considerare l’avversario come un mostro, il che esime l’opposizione perfino dalla fatica di esaminare le questioni nel merito. Tutto si “risolve”, per così dire, in sede preliminare: calando il jolly del fascismo e squalificando preventivamente l’interlocutore. 

Ma non c’è solo il tema del “fascismo” (oggi inesistente) tenuto vivo con una specie di respirazione artificiale dagli antifascisti professionali. C’è anche un’altra questione: mentre ci attardiamo sul tentativo della sinistra di infilare a forza camicia nera e stivaloni alla destra, fingiamo di non accorgerci della vera nuova gabbia, della prigione mentale in cui siamo immersi. Mi riferisco alla cultura woke, agli eccessi politicamente corretti, a una specie di polizia del pensiero attiva senza sosta, senza pause.

Ha suscitato sgomento, ad esempio, la reazione fuori misura della sinistra intellettuale al bellissimo spot della Esselunga. E invece non c’è più da stupirsi, purtroppo: quel tipo di reazioni, quel genere di scomunica, quella tipologia di “fatwa”, sono ormai il tragico new normal nel Regno Unito e negli Usa.

Per me è un dramma: sono stato abituato a pensare a ciò che arriva dall’Anglosfera – tradizionalmente – come qualcosa di benefico per l’umanità. Questa è forse la prima volta, in epoca contemporanea, in cui è vero il contrario. Siamo di fronte a una nuova peste che avvelena la discussione pubblica, imprigiona il pensiero e la parola, chiude la mente anziché contribuire ad aprirla.

Nel libro descrivo, analizzo, porto una messe di esempi e di casi. E mi sforzo anche di proporre un paio di risposte nuove, inedite, spiazzanti, su cui mi auguro si apra un dibattito vibrante. Tengo particolarmente a questo lavoro, e sono ansioso di ricevere giudizi, impressioni, valutazioni da parte dei lettori. La discussione è aperta e graditissima. 

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