Giorgia Meloni non perde occasione di confermare una personalissima teoria che portiamo avanti da anni: ogni leader politico andrebbe ascoltato con le proprie orecchie, oltre che letto sui mezzi d’informazione.
Nel suo caso il miglioramento è sensibile e lo scriviamo a caldo dopo averla ascoltata nel suo ultimo “punto stampa” a latere del vertice MED9 di Malta. Ne riportiamo alcuni stralci per condividerne i contenuti, contraddicendo il principio di cui sopra ma confidando nella fiducia di chi legge. Convincente sulla diatriba con la Germania in merito agli interventi europei sull’immigrazione: “ho avuto degli scambi con il cancelliere Scholz nella giornata di ieri, dove era aperta questa materia del Patto immigrazione e asilo. Mezzo passo indietro, per noi la redistribuzione non è mai stata la priorità. Per me il problema non si risolverà mai completamente se ogni Paese pensa di scaricarlo su un altro. L’unico modo per risolvere il problema di tutti è il lavoro che noi stiamo facendo sulla dimensione esterna. Dopodiché noi siamo stati molto cooperativi sul tema del Patto. L’abbiamo votato perché migliorava per noi le condizioni rispetto alle regole precedenti. Capisco la posizione del governo tedesco ma a quel punto se loro vogliono tornare indietro sulle regole delle Ong allora noi proponiamo un altro emendamento in forza del quale il Paese responsabile dell’accoglienza dei migranti che vengono trasportati su una nave di una Ong è quello della bandiera della nave dell’Ong. Non si può fare la solidarietà con i confini degli altri”.
Ironica il giusto sulle fantasiose ipotesi di Governo “tecnico” comparse dal nulla su alcuni giornali, peraltro legando il destino della Premier a quello di Elly Schlein senza alcun elemento fattuale: “la sinistra continui a fare la lista dei ministri del governo tecnico che noi intanto governiamo. La preoccupazione sulla stabilità finanziaria dell’Italia la vedo solo nei desideri di chi immagina che un governo democraticamente eletto, che sta facendo il suo lavoro, ha una stabilità, ha una maggioranza forte, debba andare a casa per essere sostituito da un governo che nessuno ha scelto. Il governo tecnico da chi dovrebbe essere sostenuto? Da quelli del superbonus? E’ lì che io vedo un problema per i conti pubblici italiani non in chi le poche risorse che ha le spende per metterle sui redditi più bassi, senza lasciare voragini aperte a chi viene dopo. Non vedo questo problema, vedo questa speranza da parte dei soliti noti ma voglio tranquillizzare: il governo sta bene, la situazione è complessa, l’abbiamo maneggiata con serietà lo scorso anno, la maneggiamo con serietà quest’anno. Lo spread è a 192, a ottobre scorso stava a 250, nell’anno precedente al nuovo governo è stato più alto e i titoli non li ho visti”. Volendo fare una critica costruttiva, ci chiediamo perché la Premier non investa più tempo nell’estendere la sua narrativa alla stampa internazionale. Ci sembra un aspetto troppo poco considerato.
La Premier ha concesso un’intervista a Fox News in occasione della sua recente visita negli Stati Uniti. Troppo poco. E comunque la scelta di Fox News appare troppo conservativa, come se ci fosse bisogno di un contesto “safe” per esprimersi essendo il network di Rupert Murdoch il più vicino alla destra americana.
Come direbbero gli americani, la Premier è una fighter, oltre che underdog, motivo per cui non dovrebbe avere esitazioni nell’avviare una campagna di incontri con la stampa internazionale che inizi ovviamente dalle più autorevoli testate continentali.
Anche per un motivo contingente: le elezioni europee si avvicinano e una buona comunicazione internazionale aiuterebbe a prevenire un’eventuale copertura negativa che inevitabilmente si andrebbe a riflettere sulla stampa italiana, non immune a fenomeni di osmosi contenutistica con quanto viene scritto altrove.