Ambiente
Italian Energy Summit 2023, problemi e scopi del Green Deal
Di Giuliana Mastri
La transizione ecologica è affascinante ma non una passeggiata, e deve risolvere il trilemma tra sostenibilità, economicità e sicurezza. Un compito particolarmente difficile per l’Italia, che di risorse proprie quasi non ne ha e sta cercando di muoversi nel solco dei mutamenti geopolitici. Se n’è parlato all’Italian Energy Summit 2023, la rassegna del Sole 24 Ore che raccoglie numerosi attori istituzionali e aziendali, tra i più importanti e influenti.
Besseghini non dispera
Chiaro è stato il quadro generale tracciato da Stefano Besseghini, presidente di Arera, il quale ha ritenuto che l’Italia è sostanzialmente riuscita a reggere le tensioni dello scorso inverno e i livelli dei 300 euro al mwh per il gas sono solo un ricordo. Ha anche aiutato la prenotazione di capacità mensile quando il Psv era anomalo, tuttavia «tenderei a essere ancora attento. Non ci illudiamo di avere ancora i prezzi del 2019». Infatti rispetto a giugno siamo passati da 24 mwh a 40 mwh sul gas e non è considerato propriamente fisiologico. Secondo Besseghini l’Italia può continuare a sostenere l’impatto se la transizione continua il suo percorso aumentando la produzione di energia da fonte elettrica e facendo entrare in funzione il rigassificatore di Ravenna. Insieme a quello di Piombino, i cui tempi di attivazione sono stati rispettati, si avrebbero in totale 10 miliardi di metri cubi di gas in più. Il presidente di Arera non ha nascosto che l’aggiornamento trimestrale di costo dell’energia elettrica atteso ad ore porterà un aumento. Quali prospettive quindi? Bisogna pensare che dal primo gennaio 2025 entrerà in vigore la riforma del Testo Integrato del Dispacciamento Elettrico che darà più spazio al consumatore-produttore e spingerà le fonti rinnovabili e le comunità energetiche.
La situazione nell’ottica di Snam
Dunque i costi rimangono un elemento da gestire, ma sulla sicurezza delle fonti pare non ci siano troppi dubbi: «Quest’anno ci siamo messi avanti con il lavoro e lo scorso 20 settembre abbiamo superato il quantitativo in stoccaggio che abbiamo raggiunto in tutto 2022. Da questo punto di vista vuol dire che abbiamo preparato il sistema nel migliore dei modi per il prossimo inverno, prevedendo potenziali picchi». ha affermato Stefano Venier, Ceo di Snam, la società che gestisce la logistica energetica. «C’è da aggiungere – ha osservato – che poi nel frattempo si è consolidata anche la diversificazione attraverso un ampliamento delle importazioni di Gln, il gas liquefatto, che hanno raggiunto alla fine di agosto gli 11 miliardi metri cubi su 42 miliardi importati, la porzione è superiore al 25%, a cui si aggiungerà il contributo della nave di Piombino nei prossimi 3 mesi per oltre un miliardo di metri cubi. Da questo punto di vista diciamo che alcuni dei pezzi del percorso per raggiungere la sicurezza completa li abbiamo messi in campo. Su Ravenna “posso confermare che, secondo quella che è la pianificazione dell’attività oggi concordata con i fornitori, arriveremo per la fine del 2024».
Descalzi dritto al punto
L’amministratore delegato di Eni Claudio De Scalzi è convinto che «non possiamo fermare la transizione», Il colosso di Stato sin ora ha investito in questo grande programma 10 miliardi, ma «certo è complesso» perché gli agglomerati al di fuori dell’Europa non lo fanno o non lo fanno allo stesso modo. All’Europa l’energia costa 5,5 volte di più. Inoltre gli Stati Uniti stanno riducendo l’uso degli idrocarburi, ma soprattutto possono permettersi di lasciar stare il carbone per un 10% sostituendolo col gas di loro disponibilità, mentre in Italia lo abbiamo riusato ultimamente, pur in via temporanea. Dunque l’Ad di Eni, rispondendo a una domanda sul rallentamento che l’Inghilterra ha posto al piano green, ha spiegato che a suo avviso il cambio di modello energetico debba essere fatto ma ognuno con i tempi più congeniali, in relazione alle possibilità che ha e alle risorse che detiene. Sia naturali che economiche. Lo spazio fiscale degli investimenti è insufficiente infatti un po’ in tutta Europa, anche in Germania ultimamente che era il Paese più ricco. E invece sul lato oil, Descalzi ha spiegato: «La domanda di petrolio sta aumentando, toccherà ben presto entro quest’anno i 102 milioni di barili al giorno di consumo, con un aumento di più di 2,5 milioni. C’è un problema di non incontro fra la domanda e l’offerta. L’offerta fa fatica, siamo sotto di 3-4 milioni di barili. L’Opec sta mantenendo i tagli ma non ci sono investimenti, che si riducono, queste oscillazioni creano perturbazioni sul mercato», che nei prossimi anni potranno anche derivare da tensioni sindacali negli stabilimenti rigassificatori australiani, come già accaduto.
La Bei vuole sostenere
Appare chiaro allora che tutti gli investimenti necessari hanno molto bisogno della mano pubblica. Fondamentale è la Bei, la Banca europea per gli investimenti che, come ha detto la vicepresidente Gelsomina Vigliotti investirà un totale di 45 miliardi in sette anni. Vigliotti ha sottolineato che la Bei investe mediamente al 50% ma con RePower EU salirà al 70%, per un totale di 150 miliardi di investimenti (ma ricordiamo che l’Italia beneficerà limitatamente del canale Repower EU siccome ha già chiesto ingenti risorse sul Pnrr). La Banca europea per gli investimenti aiuterà anche i grandi player di oil and gas, gli unici che possono dare veramente il là alla transizione. La vicepresidente ha poi ricordato che si può ridurre la dipendenza energetica lavorando su un minore assorbimento dell’energia. L’Idrogeno verde? Ancora difficile per l’Italia vista una più scarsa competitività di costo ma in Valcamonica ci sono ottime speranze dall’Idrovalley.
Lanzetta spiega i paletti dell’elettrico
Da un colosso a un altro, con la strategia esposta da Nicola Lanzetta, direttore Italia Enel, che punta sulle reti investendo 3,5 miliardi di euro del Pnrr, dei quali 1,8 miliardi dedicati al Sud. L’obiettivo è ‘aumentare la capacità di hosting, la digitalizzazione e migliorare la resilienza delle reti. Come ha riflettuto Lanzetta, «gli eventi climatici estremi sono aumentati del 15-20%. Quindi è evidente che serve una rete resiliente e da qui nasce il nostro impegno. Ad oggi ci sono alcune difficoltà che stiamo cercando di sciogliere. Due in particolare; la prima riguarda il ‘permitting’, legato ai tempi oggi di realizzazione degli impianti. Per una cabina primaria, ad esempio, servono 17 mesi, un tempo non coerente con il Pnrr. Dunque il primo obiettivo è velocizzare. Il secondo aspetto riguarda è legato alla rendicontazioni delle spese, del resto il Pnrr mette a disposizione del nostro Paese delle risorse importanti. Oggi il meccanismo della piattaforma tecnologica non permette di disporre di dati coerenti rispetto a quelli che dovremmo rendicontare. E dunque qualche problema c’è, lo stiamo negoziando sia a livello nazionale che europeo, ma se riusciamo a superare questi aspetti, penso che l’obiettivo che ci poniamo, di mettere ulteriori 5,5 Giga di capacità, lo possiamo ottenere». Altra cosa su cui Enel aspetta l’ok da Bruxelles sono gli incentivi per le comunità energetiche. «Il decreto sulle aree idonee procede ma le tempistiche preoccupano. Infatti, le Regioni hanno sei mesi di tempo per inserirlo nei piani ambientali».
La maggior tutela
Alla luce di tutto ciò Lanzetta ha ritenuto che la maggior tutela per gli utenti sia giusto venga prorogata: «Il superamento della maggior tutela comporterà un cambiamento radicale. il dubbio è se l’utente è in grado di comprenderlo, forse è meglio prendere un periodo per metabolizzare il cambiamento. Inoltre tutte le problematiche inerenti l’industria come possono essere migrate nel nuovo modello? Pensiamo a consentire di avere un cliente più consapevole della scelta ed evitare uno shock in questo momento che probabilmente non è il migliore vista anche la questione dei prezzi molto ballerini».
Gli auspici del ministro
La transizione ecologica ed energetica è un tema chiave per l’economia del domani e può diventare un motore di sviluppo, perché la transizione verso una società decarbonizzata attuata mediante la progressiva diffusione delle rinnovabili impone una profonda trasformazione di tutto il nostro sistema energetico”, ha affermato Il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo all’Italian Energy Summit. Il ministro ha sottolineato come “a questa esigenza guarda la proposta di revisione del piano nazionale integrato di energia e clima, che ha delineato la strategia nazionale per la decarbonizzazione verso 2030 e guardando all’obiettivo 2050. Nel piano è tracciata la strategia per trasformare il modo in cui il vettore energetico principale, l’energia elettrica, viene prodotto e per introdurre nel nostro mix vettori d’energia decarbonizzati. Per la realizzazione del piano sono fondamentali gli investimenti per l’adeguamento della nostra infrastruttura energetica alla nuova realtà energetica del paese.