di Sergio Pizzolante
Federico Fubini ha spiegato, abbastanza bene, le ragioni di fondo della crisi.
Il Recovery plan era stato fatto malissimo.
E si era immaginata una Task Force con pieni poteri.
In mano al Premier.
Poi è stato rifatto un po’.
Ma si è lasciato vuoto il capitolo che si riferisce ai poteri.
Perché?
Perché nello stato attuale delle cose, senza cambiare la Giustizia, il sistema fiscale, la Pubblica Amministrazione e senza una governance chiara e forte, quei soldi sono non spendibili. Anzi, non ci sono.
L’Europa, giustamente, non ce li farà buttare via.
Quei soldi servono, nella testa della Merkel e della Commissione Europea, affinché, l’Italia, ammalato d’Europa, possa avviarsi verso la guarigione, prima che in un sistema integrato europeo, possa diventare il principale motivo di disintegrazione. Dell’Europa.
Non ce li danno perché siamo stati bravi a trattare, come dice il Premier, come dicono tutti coloro che scrivono con le veline in mano di Casalino.
Ce li danno, potrebbero darceli, perché siamo quelli che ne hanno più bisogno, perché rappresentiamo un pericolo. Per tutti.
Ma non è un Bancomat! Dice, giustamente, Fubini. No. Ci sono delle condizioni. Bisogna fare le riforme e bisogna avere un crono programma serio. Con percorsi, procedure e poteri seri.
Facciamo degli esempi. Prendiamo Bonafede. L’idea di Bonafede è quella di assumere, con il Recovery, decine di migliaia di nuovi dipendenti pubblici nella amministrazione della giustizia. Una montagna di soldi nelle strutture. Bene, così non cambierebbe nulla. Nulla. Se non si interviene, in profondità, sul mal funzionamento della giustizia italiana, nulla cambierà. In Italia, con lo squilibrio dei poteri a favore delle Procure e con l’abolizione della Prescrizione, con i reati generici, associativi, col “traffico di influenza”, con l’abuso dell’abuso d’ufficio, con il giudice collega e compagno di corrente, del procuratore, puoi essere indagato a vita. Ti possono togliere i tuoi beni, la tua casa, la tua azienda, la tua libertà, in forma preventiva, per un numero esorbitante di anni.
Con questo sistema, i sindaci, i dirigenti pubblici, vivono nel terrore. Se firmano un atto, hanno la quasi certezza di poter essere perseguiti. In via preventiva. Di essere distrutti dai media. In via definitiva.
Così, allora, chi investe in Italia? Quale amministrazione pubblica è pronta e reattiva e proattiva verso, a favore, degli investimenti privati? O degli investimenti in genere? E senza investimenti non c’è ripresa ne crescita.
Se le norme e la parte di Stato che deve applicarle, procure, tribunali, INPS, Inail, Asl, Agenzia delle Entrate, sono fondate sulla “cultura del sospetto” e sulla “inversione dell’onere della prova”, solo i pazzi investono in Italia.
Allora tu puoi avere una montagna di soldi e buttarli via se non risolvi tutto questo. O una buona parte di questo.
Cassa integrazione e assunzioni a fiumi, biciclette, monopattini, cashback, redditi di cittadinanza, quota cento, ect ect.
Conte ha pensato di risolvere tutto questo mettendo un Arcuri ovunque. Concedendo, magari, a tutti gli Arcuri, l’immunita’ dalle leggi italiane e dalle procure italiane.
Quindi, da una parte noi abbiamo un Governo, un Parlamento, che produce leggi sulla base dei principi di Davigo e Travaglio e dall’altra parte abbiamo lo stesso Governo e lo stesso Parlamento che crea poteri immuni dai Davigo e dai Travaglio.
Non funziona. Anzi, non si può fare.
La crisi è qui. In questa contraddizione. In questo paradosso.
In questo incubo.
E pensare di affrontare tutto questo con i “responsabili” è peggio di un incubo.
Sarebbe una disfatta.