Esteri

Usa 2024: l’ombra della campagna sulla visita di Zelensky a Washington. Biden tra shutdown e impeachment

24
Settembre 2023
Di Giampiero Gramaglia

La campagna elettorale per Usa 2024 raffredda l’accoglienza Washington di Volodymyr Zelensky: “Non è
la stessa cosa di un anno fa”, scrive la Cnn, riferendosi alla prima visita alla Casa Bianca fatta il 21
dicembre 2022. L’ospitalità di Joe e Jill Biden per il presidente ucraino e la moglie Olena è sempre
calorosa e i dono restano generosi – un pacchetto di aiuti da 325 milioni di dollari, armi e altro -; ma in
Congresso i repubblicani non vogliono fare posto nel bilancio del 2024 ai 24 miliardi di ulteriore
assistenza previsti, fra cui oltre 13 miliardi d’equipaggiamenti militari e 8,5 miliardi d’aiuti umanitari. E al
Pentagono Zelinsky respira un’aria di attesa più che di fiducia: è ormai tempo che la controffensiva
produca risultati al fronte.
Zelensky e la causa dell’Ucraina finiscono nel tritacarne della battaglia dei repubblicani per aprire
un’autostrada al loro candidato in pectore Donald Trump alla Casa Bianca e per ‘avvelenare i pozzi’
dell’Amministrazione democratica. Trump insiste perché i repubblicani provochino uno ‘shutdown’, cioè
una paralisi dei servizi pubblici causa mancanza di fondi.


McCarthy il regista di ‘shutdown’ e ‘impeachment’
Kevin McCarthy, speaker della Camera, preoccupato di garantirsi la sopravvivenza nel ruolo, cede alle
pressioni dei ‘trumpiani’ e contraddice se stesso e gli impegni da lui presi con la Casa Bianca l’inverno
scorso. McCarthy cerca di rifarsi una verginità ‘trumpiana’, dopo qualche ‘passo falso’, e così patrocina
anche una causa di impeachment contro Biden per i guai giudiziari del figlio Hunter. L’iniziativa pare
destinata a finire in una bolla di sapone, ma i repubblicani chiamano in causa pure il segretario alla
Giustizia Merrick Garland, accusato di favoritismi verso Hunter.
Il debito Usa ha superato i 33 trilioni di dollari e l’Amministrazione esaurirà i fondi a fine mese, se il
Congresso non troverà prima un accordo per finanziare le spese. I repubblicani sono combattuti: uno
‘shutdown’ metterebbe in difficoltà i democratici al potere, ma gli elettori potrebbero attribuire
all’opposizione la responsabilità di disservizi e sospensioni nell’istruzione e nella sanità, nel traffico e nei
trasporti aerei, mentre dipendenti pubblici essenziali, militari e civili, dovrebbero lavorare
temporaneamente senza retribuzione.

Trump salta anche il secondo dibattito e cerca di ‘dribblare’ i processi
Trump, intanto, conferma l’intenzione di saltare anche il secondo dibattito televisivo fra gli aspiranti alla
nomination repubblicana, mercoledì 27 settembre, dalla Ronald Reagan Presidential Library, nella Simi
Valley, in California, e di fare, invece, alla stessa ora un discorso ai sindacati di Detroit. Trump, che
mantiene un largo vantaggio sui suoi rivali, sia a livello nazionale che negli Stati che apriranno le
primarie, aveva già saltato il dibattito da Milwaukee in agosto. Chi partecipa deve sottoscrivere un
impegno a sostenere il candidato repubblicano, chiunque esso sia; Trump si rifiuta di farlo. Siamo,
dunque, al paradosso che i suoi rivali lo attaccano sul palco del dibattito, ma si sono già impegnati a
sostenerlo se otterrà la nomination.
Sulla cui strada, restano gli ostacoli giudiziari: sono per ora quattro i processi che l’ex presidente deve
affrontare, a New York, in Florida, a Washington e in Georgia. Gli avvocati del magnate cercano, in
questa fase, di scaglionare o posporre le udienze, per evitare intralci in campagna, mentre i suoi alleati
gettano fango e sospetti sui magistrati inquirenti.
Il processo relativo all’insurrezione del 6 gennaio 2021 sobillata da Trump, allora presidente, s’aprirà il 4
marzo, nel pieno delle primarie: l’accusa voleva che partisse il 2 gennaio, la difesa ne chiedeva il rinvio
addirittura all’aprile 2026. Il processo sul tentativo del magnate di ribaltare l’esito delle elezioni in Georgia
sarà trasmesso su YouTube: una breccia nel divieto – consueto negli Usa – di riprendere i dibattimenti in
aula.
Nei giorni scorsi, un ‘vecchio amico’ era venuto in soccorso di Donald Trump: da Vladivostock,
Vladimir Putin aveva fatto irruzione nella campagna elettorale per Usa 2024. Per lui, Trump è
“perseguitato” dalle inchieste giudiziarie: “Quello che accadendo negli Usa … mostra il
marciume del sistema politico americano, che non può reclamare il diritto di insegnare la

democrazia ad altri. Tutto quello che accade a Trump è una persecuzione politicamente
motivata”.

Biden e le debolezze sue e del figlio
In parallelo ai processi a Trump, va avanti la causa contro Hunter Biden per aver acquistato
un’arma nel 2018 quando, per problemi di droga e di alcol, non aveva i requisiti per possederla.
Biden, formalmente incriminato – è la prima volta che accade, al figlio di un presidente in carica
-, vuole dichiararsi innocente, dopo che un patteggiamento già concordato è fallito perché un
giudice in aula ne ha contestato la legittimità. Anche nel procedimento contro Hunter, le udienze
potrebbero intrecciarsi con la campagna elettorale.
La causa rientra fra i motivi dell’inchiesta di impeachment contro il presidente Biden, che
avrebbe favorito gli affari del figlio all’estero, in particolare in Cina e in Ucraina, e ne avrebbe
approfittato. Nella vicenda, intricata e, fin qui, senza ‘la pistola fumante’ di una sola prova, i
repubblicani stanno anche cercando di ottenere documenti personali del figlio del presidente e
del fratello, James.
Lo speaker McCarthy ha avviato la procedura sotto la pressione dei ‘trumpiani’ del gruppo, che
avevano minacciato di ‘farlo saltare’ se non avesse innescato l’inchiesta, pur essendo tutti ben
consapevoli che l’iniziativa s’arenerà, in ogni caso, in Senato, dove i democratici sono
maggioranza. E ci sono repubblicani che temono che la mossa, una volta fallita, possa
tramutarsi in un vantaggio per Biden.
Per la Casa Bianca, l’ipotesi di impeachment è “basata su menzogne e fondata sulla peggior
specie di estremismo politico”. Il tentativo è di minimizzare l’impatto della procedura; tenere distinti
ruolo del presidente e beghe della politica; contestare la fondatezza delle accuse; continuare a raccogliere
fondi per la campagna.
E’ vero che le procedure di impeachment, in genere molto rare, sono ‘inflazionate’ dal 2019 in poi: due
contro Trump e ora questa contro Biden, che appare quasi antitetica alla prima contro Trump, innescata da
una telefonata con cui l’allora presidente chiedeva al presidente ucraino neo-eletto, Zelensky, di indagare
sui Biden, e lo minacciava di bloccare gli aiuti Usa al suo Paese se non lo avesse fatto.
Per quanto pretestuoso possa apparire l’impianto dell’impeachment, anche la candidatura di Biden è
fragile, per l’età del presidente e per lo scarso entusiasmo che suscita. In campo democratico, finora più
sui media che in Ciongresso, si levano voci, come quella del fondista del Washington Post David Ignatius,
che denunciano il rischio che la ricandidatura di Biden possa essere un boomerang. I critici puntano il dito
sull’età e sui guai giudiziari del figlio Hunter, ma anche sulle innumerevoli gaffe e imprecisioni.

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