Economia
Inflazione, Visco all’ISPI: vicini alla fine dei rialzi
Di Francesco Tedeschi
«Siamo vicini alla fine dei rialzi dei tassi da parte della Banca Centrale Europea» lo ha detto ieri Ignazio Visco – governatore della Banca d’Italia ancora per i prossimi due mesi – all’evento organizzato da Ispi dedicato al futuro dell’inflazione. Sul palco insieme a Visco anche il vice presidente di Ispi, Franco Bruni, che ha aperto il confronto criticando le politiche espansive della BCE sui programmi di acquisto dei titoli e sul programma di Quantitative Easing, promosso da Draghi quando era alla Banca Centrale europea.
«Critico le politiche espansive di questi anni, non tanto come strategie da adottare nel breve periodo quanto piuttosto come visione di lungo periodo» ha detto Bruni cercando di fare una summa del fenomeno inflazionistico degli ultimi anni. Tanta moneta era stata creata con l’intenzione di evitare una spirale dei prezzi. Tuttavia – secondo Bruni – «è molto probabile che per rimediare all’assenza di riforme strutturali da parte dei vari paesi gli intenti di stimolare la crescita, attraverso la moneta, abbiano avuto troppo peso». Per questo Draghi pensava che il ruolo toccasse alla banca centrale europea.
E non a torto, replica Visco, «fu un rischio – quello di mettere in gioco strategie espansive – chiaro che tenemmo conto delle ripercussioni sulle attività finanziarie reali, ma bisogna pure considerare l’immobilità, l’azzardo di alcuni governi che emettevano debito pubblico per attività a breve termine, senza rimediare a problemi strutturali, perché si sentivano rassicurati dall’acquisto del debito avvitato dalla BCE». E in questo senso ci sono questioni per cui la politica monetaria non può essere l’unico game in town in qualunque circostanza, «bisogna riconoscere l’esistenza di questioni strutturali che vanno risolte. Perché nel dibattito tra regole e discrezionalità, le regole nascono per una decisione discrezionale, sono modificate attraverso decisioni discrezionali e sono abbandonate per via di decisioni discrezionali». La stessa forward guidance – d’altronde – è stata abbandonata non perché non funziona, ma perché non funziona adesso. Non esiste un equilibrio continuo, secondo Visco, e quello che abbiamo sperimentato è una sequenza di cambiamenti di regime sotto l’impulso di una varietà di condizioni esterne poco prevedibili, come il cambiamento tecnologico, la pandemia. Bisogna essere molto cauti, non esiste un livello dei tassi che sia naturale o oggettivamente giusto, e verso cui bisogna necessariamente convergere. Abbiamo capito che la realtà economica è modellata su una società politica che cambia spesso e la moneta di per sé non può contrastare questo cambiamento e raddrizzarlo. Al massimo può pensare di accomodare la situazione sperando di non fare guai.