Il 28 luglio 2023. È stato questo il giorno in cui sono arrivati i primi sms che informavano i destinatari della sospensione del Reddito di Cittadinanza. Una data che sarà ricordata come la fine ufficiale di uno degli ammortizzatori sociali più rivoluzionari e controversi della storia repubblicana. Ci sono voluti quattro anni per capire le criticità di questa misura e studiarne una variante che certamente andrà collaudata, ma che sin dalle premesse sembra poter contrastare in modo più costruttivo la povertà. Tuttavia non sono mancate le polemiche. Il Question time della ministra del Lavoro Elvira Calderone alla Camera questa settimana ha innescato un’aspra bagarre, tra difensori e detrattori del Reddito di Cittadinanza. Le opposizioni chiedono al governo un passo indietro, la maggioranza difende a spada tratta la decisione di sostituirlo con una nuova formula, che non prevede l’abolizione totale del “reddito”, ma solo per coloro che sono impossibilitati a inserirsi nel mondo del lavoro. La polemica è confluita nelle piazze, soprattutto in quelle del Sud Italia, dove il centrodestra ha un discreto bacino elettorale, e dove sarà interessante capire quale potrà essere il contraccolpo in termini di consenso.
Tutto questo mentre le ultime rilevazioni Istat registrano un calo della crescita in Italia. Nel secondo trimestre del 2023, infatti, il Pil è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente (quando era cresciuto dello 0,6%) ed è aumentato dello 0,6% in termini tendenziali. Prosegue poi a luglio il rallentamento dell’inflazione, che si attesta al +6% dal +6,4% di giugno, tornando allo stesso livello di aprile 2022. Lieve rallentamento dei prezzi del “carrello della spesa” che continua a registrare rialzi a due cifre: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona passano dal +10,5% a +10,4%. Questi i dati.
Un tuffo in acqua gelida per il governo, che può però consolarsi con il buon esito della trattativa sul Pnrr. Il ministro Fitto lo ha spiegato in settimana nella sua informativa alle Camere. La terza rata è salva e arriverà, con tutti i suoi 35 miliardi di euro, entro dicembre 2023. Per assicurarla, a fronte di un totale di 298 interventi, tra riforme e investimenti, sono state proposte modifiche che ne riguardano circa 144. E alcune di queste modifiche prevedono una ripianificazione delle risorse, attingendo non più dal Pnrr ma da altre fonti. Su queste “altre fonti” si è incuneato un acceso dibattito parlamentare, per capire dove saranno trovati i soldi necessari, un totale di circa 16 miliardi di euro destinati soprattutto ad aree interne e ai comuni.
Il Parlamento chiude quindi i battenti per la pausa estiva, ma il dibattito politico continua, animato tra le altre cose dall’affaire che ha coinvolto alcune figure della Procura nazionale antimafia, che avrebbero svolto negli ultimi anni un’attività di dossieraggio abusivo sul conto di vari personaggi noti, tra politici, giornalisti e vip di vario genere. Uno scandalo piuttosto preoccupante, che rivela le solite zone grigie che si annidano e proliferano tra le maglie del potere istituzionale e di quello mediatico. Quanto basta per intrattenere gli italiani in vacanza sotto l’ombrellone, visto che molti documenti sono finiti, ancora una volta, ai giornali prima che alle procure. Ma gli inquirenti sono al lavoro per chiarire i punti oscuri della vicenda, il caso è seguito, per il momento, dalla procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone.