Esteri

Covid e feste in UK: la Camera inglese vota contro Boris Johnson nell’inchiesta che lo riguarda, lui si dimette

20
Giugno 2023
Di Giuliana Mastri

La Camera dei Comuni londinese ha approvato a larga maggioranza, 354 voti a favore (su poco meno di 650 membri) e solo 7 contrari il durissimo rapporto di condanna dell’ex premier Boris Johnson. Redatto dalla Commissione bipartisan di Westminster che ha indagato sull’accusa a Bojo di aver “fuorviato il Parlamento” quando era primo ministro nei suoi interventi sul Partygate, lo scandalo delle feste organizzate in violazione delle restrizioni durante la pandemia Covid. Johnson qualche giorno fa si è dimesso da deputato.

Il flashback a quei giorni del dicembre 2020 è stato permesso dai video che ha pubblicato il Sunday Mirror questa settimana, che mostrano membri dello staff bere e ballare nel quartier generale del Partito Conservatore, mentre la gente era chiusa in casa. La Polizia londinese ha detto di star esaminando il materiale dell’evento, a quanto pare un vero e proprio party di Natale come ha riportato anche la Bbc sulla base di alcune dichiarazioni. Johnson ha inizialmente negato che fossero avvenute delle feste nel suo ufficio e successivamente ha assicurato ai legislatori che le regole e le direttive riguardanti la pandemia fossero state rispettate tutto il tempo.

L’ex primo ministro britannico, sebbene si sia dimesso, non esclude il ritorno e vorrebbe stipulare «una tregua» nel suo scontro con il premier attualmente in carica, Rishi Sunak. Una fonte vicina a Johnson, ripresa dal quotidiano The Times, ha detto che l’ex premier vorrebbe migliorare il suo rapporto con Sunak. «Sta entrando in una fase diversa», ha detto la fonte, «Vuole allentare le tensioni con il governo. Crede che i suoi interessi a lungo termine siano meglio serviti astenendosi dall’agitare i Comuni. È in modalità di osservazione e attesa. Ma tutto questo è subordinato al fatto che il governo Sunak lo lasci in pace».

Johnson ha risposto con rabbia al rapporto e si è dimesso dopo aver visto il suo verdetto. Ha accusato i suoi membri di «un prolungato assassinio politico». Solo una manciata dei suoi alleati politici ha votato contro le conclusioni del comitato. Molti altri deputati hanno affermato che avrebbero sostenuto la giuria perché era importante dimostrare che i politici devono dire la verità.

«È importante mostrare al pubblico che non esiste una regola per loro e un’altra per noi», ha affermato la deputata del partito conservatore Theresa May, predecessore di Johnson come primo ministro. Aprendo il dibattito di cinque ore, la leader della Camera dei Comuni Penny Mordaunt ha esortato i legislatori a «fare quello che pensano sia giusto».

Tra coloro che hanno difeso Bojo, la deputata Lia Nici ha affermato: «Non riesco a vedere dove siano le prove in cui Boris Johnson ha fuorviato il Parlamento consapevolmente, intenzionalmente o incautamente». Tuttavia sono stati la maggioranza i conservatori, più tutti i parlamentari dell’opposizione intervenuti, a dichiarare che avrebbero appoggiato il rapporto. Molti parlamentari conservatori erano assenti dal dibattito, incluso il primo ministro Rishi Sunak, diffidente nei confronti dei restanti sostenitori di Johnson.

Max Blain, portavoce di Sunak, ha detto che il primo ministro aveva una serie di impegni, tra cui un incontro con il leader svedese. Anche Johnson, che lunedì ha compiuto 59 anni, non c’era. Si dimise da primo ministro nel settembre 2022, ma è rimasto parlamentare fino al 9 giugno scorso. Il dibattito di lunedì è stata l’ultima scossa di assestamento dello scandalo “partygate” sui raduni nella sede del primo ministro di Downing Street e in altri edifici governativi nel 2020 e nel 2021. A quanto pare tra gli elettori del partito Conservatore, e non solo, questa vicenda sta suscitando molta rabbia. Se anche Boris Johnson riuscisse a ricucire il rapporto con il popolo, gli analisti sembrano propendere sull’idea che per lui non ci sia più reale spazio nel partito che ha guidato.