Fill the gap
Empowerment femminile nel PNRR: la guida con 430 buone pratiche aziendali per favorire la parità di genere
Di Simone Zivillica
132 anni. Tanti ce ne vorranno per raggiungere la parità di genere se si continuerà a procedere di questo passo. L’Italia non è messa bene e si ferma alla 63esima posizione a livello internazionale. La causa è da ricercarsi principalmente nella scarsa partecipazione delle donne nel mondo dell’economia e in quello della politica. Il tasso di partecipazione al lavoro, infatti, si attesta al 63% mentre la media europea è del 72%. Inoltre, ed è forse un dato ancor più significativo, le donne in Italia soffrono un limitato accesso alle risorse finanziarie nonché una povera partecipazione politica, sotto al 32% entro i confini nazionali, ben lontani dalla quasi totalità dell’Islanda (97,48%).
Come in molti altri ambiti, anche in quello della gender equality, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può farsi enorme opportunità affinché gli obiettivi in questo campo siano tanto più ambiziosi quanto più verranno raggiunti in tempi “umani” e non nei 132 anni della stima di Valore D. Proprio Valore D, la prima associazione di imprese in Italia, oltre 350, che dal 2009 è pioniera nell’affrontare il tema dell’equilibrio di genere e la diffusione di una cultura dell’inclusione, insieme alle aziende associate e grazie alla collaborazione con Boston Consulting Group (BCG), hanno realizzato un playbook contenente centinaia di buone pratiche, ben 430, per raggiungere l’eguaglianza di genere. Il PNRR, su questo, si pone l’obiettivo trasversale a tutti gli altri di favorire il miglioramento della condizione occupazionale femminile, perciò Valore D ha voluto interpretarlo proprio attraverso la lente d’ingrandimento di questa meta.
Il risultato, appunto, è tutto racchiuso in un manuale che raccoglie oltre 430 schede dettagliate che illustrano le singole pratiche – di cui 220 allineate specificatamente con gli obiettivi e le priorità delle missioni 1, 4 e 5 – andando a identificare inoltre gli indicatori specifici che ne vengono impattati positivamente. «I dati raccolti indicano che le imprese hanno capito già da tempo che investire sull’empowerment femminile è prioritario perché si creano dei veri e propri circoli virtuosi, i cui benefici non sono solo economici ma portano ad una maggiore attrazione dei talenti, aumentano l’employee engagement e retention, creano ambienti di lavoro positivi ed inclusivi», ha commentato Cristiana Scelza, presidente di Valore D, alla presentazione del rapporto il 14 giugno alla Lanterna di Via Tomacelli a Roma. «Le pratiche raccolte nel playbook oltre a fornire una prova delle azioni virtuose intraprese dalle organizzazioni, costituiscono la base per un proficuo confronto tra pubblico e privato, che speriamo possa trasformarsi in un dialogo di lunga durata – un dialogo che ci auguriamo possa servire ad esplorare tutte le potenzialità del PNRR e ad agevolare la ripresa del Paese». Questo si lega profondamente con la missione 5 del PNRR, ossia la creazione di “un nuovo futuro per tutti i cittadini da costruire attraverso l’innovazione del mercato del lavoro, facilitando la partecipazione, migliorando la formazione e le politiche attive, eliminando le disuguaglianze sociali, economiche e territoriali, sostenendo l’imprenditorialità femminile” (Italia Domani).
Per quanto riguarda, invece, la Missione 4 del PNRR, quella relativa all’istruzione e alla ricerca, l’obiettivo dev’essere quello di una formazione delle nuove generazioni tramite competenze utili alle future esigenze dei molti mondi del lavoro in divenire. Secondo Paola Frassinetti, sottosegretario al ministero dell’Istruzione e del Merito, «deve esserci come obiettivo un sistema educativo italiano sempre più di qualità, un sistema educativo che porti gli studenti a entrare nel mondo del lavoro con delle competenze più qualificate. Per fare questo non va dimenticata anche l’importanza di una maggiore inclusione delle donne nelle attività produttive e anche nei percorsi professionalizzanti attuati dal sistema educativo. Non a caso noi ci siamo battuti perché ci fosse un maggior potenziamento delle donne negli studi STEM e nelle materie scientifiche. Anche nell’orientamento è importante tenere conto dell’inclusione femminile e non deve più esistere che nei percorsi scolastici e universitari le donne siano ai primi posti e poi invece nel mondo del lavoro si crei una discrasia che le porta a non essere protagoniste così come lo sono state nel periodo scolastico. Questo è il nostro obiettivo e la scuola è un elemento importante affinché ciò accada» – ha concluso il sottosegretario Frassinetti.