Salute
Metapneumovirus, l’infezione che ora preoccupa gli Stati Uniti
Di Giuliana Mastri
Un virus respiratorio già conosciuto, ma fin ora poco riscontrato, sta preoccupando gli Stati Uniti. Si chiama metapneumovirus umano (Hmpv) e sta causando un aumento delle infezioni respiratorie. Uno studio del Centrers for desease control and prevention ha rivelato a marzo una presenza del virus nell’11% dei campioni.
Il metapneumovirus è stato scoperto nel 2001 da un’equipe di scienziati dei Paesi Bassi. L’Hmpv è un virus a Rna della famiglia degli Paramyxovirus che causano infezioni soprattutto nei bambini. Nello specifico però non è chiaro quanto il metapneumovirus possa essere pericoloso per l’uomo. Il patogeno arreca un’infezione polmonare, tosse secca, raffreddore, mal di gola e febbre. I bambini e gli anziani sono i più vulnerabili.
Secondo i dati raccolti dal Centres for Disease Control and Prevention siamo 36 punti percentuali sopra il picco stagionale medio nel periodo precedente alla pandemia di Covid. Gli esperti americani credono che il picco potrebbe essere una delle conseguenze delle tante infezioni Covid degli ultimi anni.
Altro possibile ragione di questa insolita crescita, potrebbe essere dovuta ai lockdown e alle mascherine che hanno impedito negli ultimi anni al nostro sistema immunitario di entrare in contatto con i consueti virus.
Le infezioni da metapneumovirus umano si trasmettono attraverso goccioline di secrezioni respiratorie emesse nell’aria da individui infetti oppure attraverso contatto con superfici o materiali contaminati dal microbo. Può essere trasmesso anche da soggetti asintomatici. Per quanto riguarda l’Hmpv non esistono terapie specifiche, ma si utilizza un intervento sintomatologico e antipiretico comunque efficace. Studi suggeriscono che la ribavirina, una molecola dotata di un’attività antivirale ad ampio spettro (cioè efficace contro molti virus), potrebbe essere efficace anche nel trattamento delle infezioni associate a questo microbo. Un vaccino al momento non è disponibile. Le conoscenze rispetto al tasso di letalità e mortalità sono ancora insufficienti. Tuttavia questi parametri, i più preoccupanti, sono molto bassi, fermo restando che possano verificarsi complicanze gravi e anche letali nei soggetti più fragili, specie bambini o anziani.