Di nuovo il monito della prudenza nella politica fiscale, arginando la crescita della spesa primaria netta entro a un tetto dell’1,3% nel 2024. Poi tagliare le tasse, soprattutto sul lavoro, senza intaccare la progressività fiscale. Garantire un’amministrazione efficiente per attuare il Piano di Ripresa e Resilienza e ridurre il più possibile la dipendenza dai combustibili fossili. Queste in sostanza le raccomandazioni all’Italia nel messaggio della Commissione Europea, in vista del ripristino del Patto di Stabilità che torna in vigore nel 2024, anche se si prevede riformato.
Su quale terreno ci si muove
Comunicazioni che in realtà suonano più come un refrain, dato che non ci si discosta molto da quello che fu il parare del 2022 e in genere dall’approccio dell’esecutivo europeo. Stavolta, però, viene indicato per la prima volta il parametro della spesa primaria netta, cioè quella al netto delle entrate una tantum, interessi o spese per la disoccupazione. La Commissione ha deciso di evitare procedure per deficit eccessivo nel 2023. Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni ha dichiarato che Bruxelles «prevede di farlo nel 2024. Ma sulla base dei dati del 2022, sarebbero 14 gli stati fuori dai parametri».
Il fisco
I tecnici di Bruxelles auspicano un travaso delle risorse dai sussidi energetici alla riduzione del deficit, in particolare si chiede di «ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e rendere più efficiente il sistema tributario adottando e attuando debitamente la legge delega sulla riforma fiscale, preservando la progressività del sistema tributario. L’Italia – di legge – dovrà migliorare l’equità del sistema fiscale, in particolare razionalizzando e riducendo le agevolazioni fiscali, compresa l’Iva e le sovvenzioni dannose per l’ambiente, riducendo la complessità del codice fiscale».
Il Pnrr
Sul Pnrr la linea esposta è quella di «garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per consentire un’attuazione continua, rapida e costante del Piano per la ripresa e la resilienza». E poi chiaramente: «completare rapidamente il capitolo RePowerEu al fine di avviarne rapidamente l’attuazione e procedere alla rapida attuazione dei programmi della politica di coesione».
La questione
Per progredire in questo modo c’è bisogno di molto denaro, il che cozza con i parametri sul debito. Paolo Gentiloni in merito ha osservato: «Stiamo discutendo. Diversi Paesi hanno chiesto di spingere gli investimenti per la difesa. Sarà la grande storia dei prossimi anni, non delle prossime settimane», spiegando che per finanziare i numerosi investimenti si ipotizza un Fondo sovrano Ue. L’Italia vorrebbe invece che gli investimenti in sviluppo fossero esclusi dal Patto di Stabilità. Insomma il grande tema economico è quello per cui si vuole la crescita, ma con bilanci pubblici il più possibile neutri. Un’impostazione che nel passato recente sembrava funzionare fin quando il sistema bancario ha dato impulso all’attività dei privati, ma che oggi ha sempre più critici.