Esteri
G7: i Grandi dell’Occidente uniti su Ucraina e Cina, la via della pace sfiora la guerra
Di Giampiero Gramaglia
Il Vertice del G7 di Hiroshima in Giappone è stato dominato dalla guerra in Ucraina e caratterizzato dalla presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: in una dichiarazione congiunta, i leader dei Sette rinnovano la volontà di essere al fianco dell’Ucraina “fin quando sarà necessario”. Ci sono nuove misure per limitare la capacità della Russia di alimentare l’invasione. Dopo mesi di riluttanza, il presidente Usa Joe Biden attenua le remore alla fornitura a Kiev di F-16 da parte di Paesi Nato e assicura sostegno all’addestramento dei piloti.
L’escalation del conflitto in Ucraina, dunque, procede, nonostante i grandi dell’Occidente si vedano in un luogo che ispira prudenza, oltre che fermezza. Zelensky evoca proprio l’olocausto nucleare, per chiedere sostegno di fronte all’invasione. Il presidente ucraino ha ormai ritrovato libertà di movimento: dopo essere stato per oltre un anno un ospite virtuale, ora fa missioni fuori dall’Ucraina senza remore e, sulla via del G7, è anche stato al vertice della Lega araba. Sono segnali di fiducia, ai suoi alleati e al proprio popolo.
Dal G7 di Hiroshima emerge – dice Biden – “un messaggio di determinazione e unità”, a conferma che il presidente russo Vladimir “Putin non minerà la nostra determinazione”. I grandi chiedono, per l’ennesima volta, il ritiro immediato delle truppe russe. “Se non fossimo coraggiosi, il genocidio contro di noi potrebbe avere successo”, fa eco Zelensky.
Mentre promettono armi a Kiev e prospettano sanzioni a Mosca, i sette invitano l’Iran a smetterla di foraggiare con droni la Russia e ammoniscono la Cina a cessare la militarizzazione nell’area Asia-Pacifico. La tela di fondo del vertice è proprio la crescente contrapposizione dei grandi dell’Occidente con Pechino: le democrazie più ricche al mondo chiedono unite alla Cina un cambio di registro nelle reciproche relazioni, anche se gli Usa smorzano un po’ i toni del confronto.
Pechino – dicono a Hiroshima fonti statunitensi – “potrebbe davvero avere un ruolo” nella soluzione del conflitto ucraino: è “bene che il presidente Xi Jinping abbia parlato a Zelensky e abbia nominato un inviato speciale” per cercare una soluzione diplomatica, che deve però tenere conto “del punto di vista ucraino” – cioè, il ritiro della Russia dai territori occupati – e della posizione del G7, dove c’è, comunque, “un desiderio di pace forte”. L’illazione trapelata da fonti Ue che a Hiroshima si potesse fissare una data per un vertice internazionale sulla pace in Ucraina non ha però trovato conferma.
Le reazioni a caldo di Pechino e Mosca non sono positive. I cinesi giudicano un’ingerenza nei loro affari interni i timori per Taiwan e per “le attività di militarizzazione” intorno all’isola e in generale nel Pacifico. Mosca ritiene che la presenza di Zelensky riduca il G7 a “uno show propagandistico”. Se il leader ucraino si presenta ai Grandi dicendo “oggi la pace sarà più vicina”, il vice-ministro degli Esteri russo Alexander Grushko avverte: “Se daranno a Kiev gli F-16, i Paesi occidentali corrono rischi colossali”. L’ennesima obliqua minaccia russa di ricorso all’arma nucleare, proprio quando l’Orologio dell’Apocalisse mostra che l’umanità è a soli 90 secondi dalla catastrofe atomica – mai più vicina dalla fine della Seconda Guerra Mondiale -.
Il consigliere Usa per la sicurezza nazionale Jake Sullivan spiega il perché dell’ammorbidimento sugli F-16: i cacciabombardieri servono da deterrente, per scoraggiare Mosca a proseguire l’invasione e indurla al tavolo del negoziato. A margine del Vertice, il Pentagono ha ammesso d’avere sovrastimato di tre miliardi di dollari gli aiuti militari all’Ucraina: il che vuol dire che Biden si ritrova con un ‘tesoretto’ per Kiev già autorizzato dal Congresso. L’Ue, invece, ribadisce all’Ucraina pieno sostegno economico e militare, “con la consegna di munizioni e la creazione di una coalizione per i jet da combattimento”.
Il vertice di Hiroshima, con ospiti di grido come il premier indiano Narendra Modi e il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva – l’unico a non incontrare Zelensky, apparentemente senza motivi polemici -, è stato, come di consueto, occasione d’un fitto intreccio di contatti bilaterali. Molto attiva la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, che, per l’emergenza maltempo nell’Emila-Romagna, ha lasciato l’incontro in anticipo, dopo avere ricevuto unanime solidarietà e offerte di aiuto. All’Italia, spetterà organizzare il G7 2024, a giugno, in Puglia.
Anche i programmi di viaggio di Biden sono stati modificati per questioni d’ordine interno: saltate le visite in Papua-Nuova Guinea e in Australia, dove doveva esserci un Vertice del Quad (Usa, Australia, India e Giappone), altro appuntamento votato al contenimento dell’espansione cinese, perché la Casa Bianca deve negoziare con l’opposizione repubblicana un accordo sullo sforamento del debito per evitare un default senza precedenti degli Stati Uniti il primo giugno. Forse è anche per questo paradosso che i temi più consoni al G7, l’economia, gli scambi, la finanza, restano un po’ in sordina: la minaccia maggiore, nel breve termine, alla stabilità delle economie occidentali viene, in questo momento, dalla potenza leader.
Prima dell’inizio dei lavori in plenaria, Biden s’è recato al Peace Memorial Museum di Hiroshima, dedicato alle vittime della prima bomba atomica sganciata il 6 agosto 1945 dagli Stati Uniti: proprio lì, il premier giapponese Fumio Kishida ha voluto accogliere i suoi ospiti, nell’evento simbolico d’apertura del Vertice. Solo un altro presidente Usa c’era già stato: Barack Obama nel maggio 2016.