Esteri

Ucraina, cosa ne pensa Kissinger?

18
Maggio 2023
Di Flavia Iannilli

Ricoprire un ruolo di potere non sempre mantiene il proprio fascino ma quando accade invita gli osservatori più acuti a effervescenti ripassi storici. Se da una parte la guerra in Ucraina continua a riempire sia pagine di giornali sia servizi televisivi di ogni tipo impigrendo anche i divoratori di notizie più assidui, dall’altra l’intervista a Henry Kissinger rilasciata a “The Economist” ha risvegliato l’attenzione di coloro che ricercano in maniera maniacale note riflessive. 

Sembrerebbe ridondante ricordare che si tratta dell’ex Segretario di Stato degli Stati Uniti e Consigliere per la sicurezza nazionale durante le presidenze di Nixon e Ford (1969-1977), ma risulta necessario nei confronti di più giovani e meno zelanti per cercare di pesare le parole rilasciate al settimanale d’informazione inglese. 

“Quello che gli europei stanno affermando ora è, a mio avviso, follemente pericoloso”, la mancata adozione di una posizione decisa in merito all’adesione dell’Ucraina alla Nato da parte dei leader dell’Alleanza atlantica è considerata “troppo rischiosa” da Kissinger. Una dichiarazione che si basa su un’ipotesi futura ritenuta poco conveniente: “E quindi li armeremo a morte e daremo loro le armi più avanzate. E come potrebbe funzionare? Non dovremmo porre fine – alla guerra – nel modo sbagliato. Supponendo che il risultato più probabile dovrebbe portarci allo status quo” dunque l’obiettivo, ragiona Kissinger, “dovrebbe essere quello in cui l’Ucraina rimanga protetta dall’Europa e non diventi uno Stato solitario che bada solo a sé stesso”. 

Alla soglia dei cento anni il premio Nobel per la pace da grande sostenitore della diplomazia si chiede quale piega potrebbe prendere il conflitto. Agli atti il mondo si trova con un’Ucraina ben armata ma con una leadership strategicamente poco esperta; “se la guerra finirà come probabilmente succederà, – ipotizza Kissinger – con la Russia che perderà molti dei suoi successi ottenuti in battaglia, ma conserverà il controllo di Sebastopoli (in Crimea), potremmo avere una Russia insoddisfatta, ma anche un’Ucraina insoddisfatta: in altre parole, un equilibrio di insoddisfazione”. E per questo “equilibrio di insoddisfazione” sarebbe meglio avere l’Ucraina membro Nato di modo che non possa “prendere decisioni nazionali sulle rivendicazioni territoriali” spiega Kissinger.

“Leader straordinario” sono le parole utilizzate per Zelensky, banale? Sì se non fossero state utilizzate da colui che veniva chiamato la “balia mentale di Nixon”, tanto che negli anni in cui si destreggiava tra patteggiamenti, avventure galanti e Casa Bianca si dice che a Washington circolasse una battuta impertinente: “Pensa cosa succederebbe se morisse Kissinger. Richard Nixon diventerebbe presidente degli Stati Uniti…”. 

A destare la preoccupazione dell’ex Segretario di Stato statunitense non è solo la guerra in Ucraina ma anche la minaccia rappresentata dalla continua sfida tra Washington e Pechino. Ricucire le relazioni tra Cina e Stati Uniti sarebbe un bene globale. Non a caso il fautore della storica apertura da parte degli Usa nei confronti della Repubblica popolare cinese fu – nel pieno della Guerra Fredda – proprio Kissinger. Nel frattempo, consigliava il Presidente Nixon facendo da intermediario in conflitti tanto lontani geograficamente dagli Stati Uniti quanto vicini sotto il profilo degli interessi. Spostando le pedine dello scacchiere cercava di cambiare le sorti del Novecento, talvolta riuscendoci. 

Motivo per cui, esperienza alla mano, ha riconosciuto che “I due principali pericoli per la pace in questo momento sono Usa e Cina: nel senso che “entrambi hanno ‘la capacità di distruggere l’umanità’ ”. Se da una parte si trova il “diplomatico” Kissinger che ammonisce, si mette a disposizione per incontrare Putin e cerca vie alternative per scongiurare un ipotetico e futurissimo secondo round tra Mosca e Kiev, dall’altra lo aspetta il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo. 

Dmitry Medvedev sul suo canale Telegram ha così controbattuto: “Certo, tra 10 giorni compirà 100 anni e ha anche incontrato Breznev. Tuttavia, qui ha completamente torto. Ha definito il conflitto tra Stati Uniti e Cina la principale minaccia per l’umanità. Ho sempre creduto che per una corretta valutazione della situazione sia importante tenere conto non di una minaccia ipotetica, ma diretta ed evidente”. Infine, lasciando sottintendere che neanche Kissinger possa avere la soluzione a portata di mano, Medvedev ha scritto a chiare lettere che Kiev “non rinuncerà a riconquistare i territori perduti”. 

Il confronto tra due uomini che navigano tra potere e storia non regala nessuna rivelazione agli appassionati, tuttavia le parole dei marinai più esperti fanno sempre maggiore effetto.