Esteri

Elezioni Turchia al VAR: esame di maturità per la democrazia

16
Maggio 2023
Di Paolo Bozzacchi

Restiamo ai fatti. La notizia del ballottaggio il prossimo 28 maggio in Turchia per decidere l’esito delle elezioni politiche e presidenziali è di per sé una buona notizia. Non fosse altro perché se “a pensar male degli altri si fa peccato ma spesso si indovina” (Giulio Andreotti dixit), ammesso e non concesso che qualcuno avesse voluto barare in qualche modo, è evidente che non ci sia riuscito. Ma questa è solamente fantapolitica. Restando ai fatti, dunque, l’esistenza stessa di un ballottaggio sgombra il campo da molte polemiche sulla scarsa trasparenza del voto. Anzitutto merita applausi un’affluenza record che in Turchia ha sfiorato il 90% (fermandosi all’88%), di quasi 25 punti superiore a quella fatta registrare in Italia lo scorso settembre (63,91%). Una vera e propria febbre democratica.   

Al momento il primo turno vede il presidente in carica Recep Tayyip Erdogan (Akp) al 49,51%, Kemal Kılıçdaroğlu (Chp) al 44,89% e Sinan Ogun (Ata) al 5%. Nessuno dei tre ha raggiunto la maggioranza assoluta e perciò si tornerà alle urne tra due settimane per stabilire chi guiderà la Turkiye per i prossimi anni.

A livello di partiti, l’Akp ha ottenuto il 35,5% delle preferenze e la coalizione guidata da Erdogan ha conservato la maggioranza assoluta della Grande Assemblea, con 322 seggi su 600. Staccando di oltre 100 seggi il Partito popolare repubblicano di Kilicdaroglu, che ha ottenuto il 25,3% delle preferenze e 169 seggi. 

La scelta di Ogun

Come in ogni ballottaggio che si rispetti, anche ad Ankara tra due settimane correranno solo in due: Erdogan e Kılıçdaroğlu. Ma da che parte si sposterà il consenso raccolto dal terzo incomodo Ogun? Per una close run come quella tra Erdogan e Kılıçdaroğlu – novità assoluta degli ultimi 20 anni – potrebbe essere piuttosto importante. Al momento non c’è stato un endorsement ufficiale da parte di Ogun a favore di uno dei due finalisti. Ogun guida una coalizione nazionalista, e ha puntato molto durante la campagna elettorale sull’eliminazione dei partiti filo curdi che sostengono Kılıçdaroğlu. Anche per questa ragione diversi osservatori considerano la sua uscita di scena dalla corsa presidenziale come un vantaggio per Erdogan nello sprint finale.

Come la vede l’OCSE

Secondo gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), la commissione elettorale che ha diretto le operazioni di voto durante le elezioni presidenziali e parlamentari in Turchia, le elezioni fino ad oggi si sono svolte in modo “pacifico”. A prescindere dall’esito finale della partita, queste due settimane sono da considerarsi cruciali affinché queste elezioni in Turchia possano essere archiviate e ricordate come un esame di maturità della democrazia brillantemente superato.

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