Politica

L’Ue verso la revisione del quadro di governance economica

11
Maggio 2023
Di Diana Adly

L’Esecutivo europeo lo scorso 26 aprile ha presentato la tanto attesa proposta di revisione della governance economica dell’Ue, costituito dal quadro della politica di bilancio (Patto di stabilità e crescita e requisiti per i quadri di bilancio nazionali) e dalla procedura per gli squilibri macroeconomici, attuati nel contesto del semestre europeo.

L’obiettivo è quello di preparare l’Ue alle sfide future sostenendo i progressi verso un’economia verde, digitale, inclusiva, più competitiva, affrontando le carenze del quadro attuale e tenendo conto della necessità di ridurre i livelli di debito pubblico, cresciuti notevolmente.

La riforma delle regole di bilancio dell’Ue è in programma da tempo: il lungo dibattito sul riesame del quadro di sorveglianza economica, avviato per la prima volta nel febbraio 2020, era stato accantonato all’inizio della pandemia. Con la fine della crisi sanitaria e la scadenza della sospensione temporanea di alcune regole fiscali a gennaio, il tema è tornato al centro dell’agenda dell’Ue. Le proposte, che si basano anche sugli insegnamenti tratti dalla risposta politica dell’Ue alla crisi Covid-19, mirano ad attuare la riforma dell’Ue in modo da renderla più completa dall’indomani della crisi economica e finanziaria. Come spiegato dal Vicepresidente esecutivo Dombrovskis “le nostre regole di bilancio risalgono agli anni 90. Ora ci troviamo di fronte a sfide e priorità economiche diverse rispetto al passato, e le nostre regole devono riflettere questi cambiamenti“.

Cosa prevede la proposta di revisione delle regole di governance economica
Le proposte, che hanno l’obiettivo principale di agevolare riforme e investimenti necessari e a contribuire a ridurre gli elevati rapporti debito pubblico/PIL in modo realistico, graduale e duraturo, consistono in un pacchetto di tre testi legislativi che riguardano la prevenzione dell’accumulo di disavanzi e debiti eccessivi, la correzione di tali accumuli eccessivi e il miglioramento della pianificazione di bilancio e della titolarità nazionale dei piani.

Mentre rimangono invariati i valori di riferimento del 3% e del 60% del PIL per il deficit e il debito, la principale novità riguarda il superamento di un approccio unico sul debito per tutti gli Stati membri. La proposta mira a concedere più margine di manovra per i Paesi dell’Ue per definire programmi di riduzione del debito su misura in collaborazione con la Commissione e allontanarsi dai precedenti metodi unici per tutti requisiti.

Nel dettaglio, è prevista una più forte titolarità per i 27, con piani nazionali di bilancio-strutturali a medio termine che riuniscano le politiche fiscali, di riforma e di investimento di ciascuno Stato membro, all’interno di un quadro comune dell’Ue. Nei piani che elaboreranno, gli Stati membri definiranno i loro obiettivi di bilancio, le misure per affrontare gli squilibri macroeconomici e le riforme e gli investimenti prioritari per un periodo di almeno quattro anni. I piani saranno valutati dalla Commissione e approvati dal Consiglio sulla base di criteri comuni dell’Ue.

Ciò significa percorsi di aggiustamento fiscale più graduali, se accompagnati da impegni credibili in materia di riforme e investimenti che favoriscano una crescita sostenibile e inclusiva in linea con le priorità dell’Ue.

Le reazioni
Sebbene la grande maggioranza dei Paesi e dei gruppi politici dell’Ue siano concordi sulla necessità di rinnovare il Patto di stabilità e crescita, le proposte della Commissione europea hanno ricevuto un’accoglienza eterogenea.
Ci si trova nuovamente di fronte a un contrasto tra Stati membri frugali e Paesi che invece richiedono maggiore flessibilità. Se questi ultimi criticano un possibile rischio di austerità e chiedono un maggiore focus sulla crescita, i primi lamentano invece una mancanza di vincoli numerici stringenti.

Il Ministro italiano dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha definito la proposta della Commissione sul nuovo Patto di Stabilità e Crescita “un passo avanti”, ma ha allo stesso tempo sottolineato potenziali problematiche per quanto riguarda l’inclusione delle spese di investimento, tra cui quelle “tipiche del Pnrr digitale e Green deal”, nel calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri.

Anche i gruppi politici dell’Ue hanno in linea di principio sostenuto la necessità di una revisione del quadro di governance economica, dovuta alle lacune mostrate dalla crisi finanziaria nella sua applicazione; tuttavia, sono state sollevate numerose criticità dai deputati. Durante il dibattito con la Commissione e il Consiglio, tenutosi martedì 9 maggio in occasione della sessione plenaria a Strasburgo, i membri dell’Eurocamera si sono mostrati decisi a intervenire con una serie di miglioramenti alla proposta dell’Esecutivo europeo.

Come spiegato da Euractiv, le opposte visioni a livello nazionale, come quelle tra Francia e Germania, potrebbero riflettersi all’interno del Parlamento europeo. Se il gruppo parlamentare tedesco del Ppe appare orientato a dare battaglia sulla proposta di riforma delle regole di bilancio sulla scia delle posizioni del governo nazionale, il gruppo francese Renew Europe teme che i tagli di bilancio pro-ciclici previsti dalle proposte possano minacciare la crescita economica e gli obiettivi climatici, digitali e strategici dell’Ue. Si teme infatti che l’aggiunta all’ultimo minuto di parametri quantitativi da parte della Commissione, per dissipare proprio i timori della Germania, possa pesare sui programmi di riduzione del debito e limitare gli investimenti nella transizione verde.

Prossime tappe
Le proposte della Commissione saranno ora sottoposte al vaglio del Consiglio e del Parlamento europeo, con l’auspicio di concludere i negoziati entro il 2023, in modo da permetterne l’entrata in vigore nel 2024, anno in cui verranno ripristinati i parametri di Maastricht sospesi a seguito della pandemia e della crisi energetica.