Ambiente
Pichetto Fratin: sbloccato il bando per 21.000 colonnine
Di Giampiero Cinelli
«Sappiamo quanto il settore dei trasporti abbia un ruolo chiave sia nella partita ambientale, con le emissioni di gas serra da un lato e i superamenti dei livelli di guardia delle polveri sottili nelle nostre città dall’altro, sia nella partita energetica, con particolare riferimento al fabbisogno nazionale. Io penso che nessuno in questa sala creda che sia evitabile, per i trasporti in Italia, una prospettiva di profondo cambiamento. Il cambiamento è già scritto». Così il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nel suo intervento al Forum Fuels Mobility a Roma. Il cambiamento è inevitabile ma non è univoco. Non esiste una sola via per rendere green i trasporti, così come non esiste una sola alimentazione possibile per tutti i trasporti o priva di conseguenze negative. Pichetto Fratin ha spiegato alla platea che l’Italia deve andare avanti e promuovere i cambiamenti necessari al prossimo G20, ma è irrealistico pensare che in poco tempo si riescano a sostituire 40 milioni di veicoli. Ecco perché è giusto secondo il ministro aprire ai biocarburanti e all’idrogeno, senza dimenticare il perno dell’elettrico. A tal proposito è stata avviata proprio stamane la selezione dei primi 6.500 progetti di colonnine elettriche, per arrivare all’istallazione di 21.000 colonnine entro il 2025 grazie ai fondi del Pnrr. E poi entro il 2024 Pichetto Fratin punta a raggiungere la produzione di 2,5 miliardi di metri cubi di biometano, un quantitativo che potenzialmente copre il fabbisogno di tutti i mezzi pubblici. Il target fissato per l’Idrogeno invece è 3,6 miliardi, finalizzato anche alle reti ferroviarie.
La Cina non si ferma
Ridurre le emissioni aiuta a crescere, l’Europa l’ha sperimentato. Ed è utile anche a posizionarsi bene nella competizione economica del futuro. Vediamo infatti come la Cina abbia deciso di investire poderosamente sulla mobilità elettrica, siccome non può colmare il gap di competenze accumulato sui veicoli a motore, ma la sua efficienza fa spavento, siccome nel 2022 in Cina si contavano 80 milioni di auto elettriche. Dunque la strategia europea deve essere ferrea e determinata, ha sottolineato Antonio Parenti, Direttore della Rappresentanza in Italia, per la Commissione Europea.
Sostiene Dialuce
Importante anche il contributo al Forum del presidente di Enea Gilberto Dialuce, il quale ha ricordato che l’Ue è responsabile solo per 8% delle emissioni mondiali, ma appunto serve acquisire un vantaggio competitivo in prospettiva del cambio già in essere dei modelli produttivi ed energetici. Il baricentro di alcune produzioni si sta spostando. Come ha ricordato Dialuce, dal 1990 al 2021 L’Italia ha ridotto del 20% le emissioni nocive, ma nel 2021 c’è stato un nuovo balzo perché si è esaurita la spinta propulsiva delle innovazioni messe in campo. «Nel 2021 abbiamo sforato la traiettoria del Pniec (il Piano per l’energia e il clima) e per il 2022 la transizione dovrebbe far registrare un rallentamento». I trasporti sono responsabili per il 25% delle emissioni» ma le misure non si faranno attendere. Il Pniec è in procinto di essere aggiornato e l’Enea darà il suo apporto alla stesura. Anche secondo Dialuce il volume di automobili in Italia è un aspetto delicato, lo sarebbe di meno se i veicoli fossero grossomodo da Euro 4 in su. Ma non si può pensare di sostituire i mezzi e basta, bisogna rendere gli spostamenti meno necessari, rivedere i modelli di viabilità e produzione. In questo senso Enea si sta occupando dell’idrogeno e lo studia nel suo “Centro Casaccia”, scelto per ospitare la “Hydrogen demo Valley”, il polo infrastrutturale finanziato con 14 milioni di euro dal Ministero della Transizione Ecologica attraverso un accordo di programma dell’iniziativa Mission Innovation, che punta a sviluppare tecnologie, servizi e infrastrutture per dar vita a una filiera nazionale di produzione, trasporto, accumulo e utilizzo di idrogeno.