Economia

L’economia si sta raffreddando, ma i rischi di inflazione perdurano

05
Maggio 2023
Di Francesco Tedeschi

«Non stiamo facendo una pausa, sappiamo che abbiamo ancora strada da percorrere. Nella riunione di oggi c’è stata una “varietà di visioni”, ma tutti concordavano che un aumento era necessario». Lo ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde dopo aver comunicato un aumento di 25 punti base dei tassi di interesse. Innalzamento più che scontato e che ha seguito quello americano comunicato dalla Fed giusto ieri. Le autorità monetarie di entrambe le sponde dell’Atlantico sono convinte che l’inflazione non sia stata ancora completamente domata e hanno paura di ripetere l’errore compiuto all’inizio degli anni 80, quando la Fed, dopo aver abbassato i tassi, fu costretta a rialzarli bruscamente provocando una terribile recessione.

Secondo Greg Wilensky, responsabile US Fixed Income di Janus Henderson la Fed ha ammorbidito il suo linguaggio circa potenziali futuri rialzi dei tassi, omettendo una riga della dichiarazione precedente in cui affermava che il Comitato «prevede che potrebbe essere appropriato un ulteriore irrigidimento delle politiche». Mentre alcuni osservatori hanno accolto questo linguaggio più morbido come un segnale per cui la Fed potrebbe avvalersi di una pausa, secondo Wilensky «altri operatori di mercato si aspettavano una formulazione leggermente più dovish – ossia una politica monetaria più soft -, perché sebbene la fine del ciclo di rialzo dei tassi non sia stata dichiarata ufficialmente, sembra molto probabile che la Fed abbia concluso il suo lavoro su questo fronte, o sia molto vicina a farlo. Poiché la banca centrale si orienta verso una posizione di attesa».

Mentre guardando alla autorità monetaria europea la situazione cambia, secondo Gero Jung Chief Economist di Mirabaud AM infatti c’è il rischio che la Bce adotti una politica di rialzi dei tassi meno aggressiva. «Osserviamo che, nonostante le indagini PMI diano un’immagine solida delle imprese, la crescita effettiva del PIL nel primo trimestre è stata bassa, con un aumento di appena lo 0,1% rispetto al trimestre precedente». Inoltre, sostiene l’analista di Mirabaud AM «i dati suggeriscono che le banche hanno adottato condizioni di credito più restrittive, il che probabilmente porterà a un’ulteriore rallentamento della crescita economica – un altro argomento a favore di una politica monetaria più prudente». Le prospettive per l’inflazione infatti rimangono “troppo alte e troppo a lungo” e a questa settima stretta è probabile ne seguano altre, anche se tutto dipenderà dai dati.

Un aumento minore dei tassi è anche un compromesso, visto che insieme all’annuncio dell’aumento Lagarde ha anche fatto sapere che accelererà il processo di riduzione del bilancio BCE e il suo programma di acquisto di titoli. Da luglio infatti non reinvestirà più i proventi delle obbligazioni acquistate, interrompendo di fatto il programma App inaugurato durante Draghi. Secondo gli analisti di Politico l’interruzione del programma di investimento della BCE è stato utilizzato per ottenere un innalzamento limitato dei tassi. Perdurano infatti rischi significativi per le prospettive di inflazione, ha detto Largarde, ma i segnali di rallentamento dell’economia ci sono e non si possono ignorare.

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