Salute
La macchina che legge nel pensiero esiste e si trova in Texas: può aiutare i colpiti da ictus
Di Giampiero Cinelli
Non più cinematografia e letteratura ma realtà. Esiste una macchina che legge nel pensiero. Lo affermano i due ricercatori dell’Università del Texas a Austin Jerry Tang e Alex Huth dopo averla testata su tre volontari. L’esperimento è stato pubblicato su Nature Neuroscience. Attraverso una decodifica dell’attività del cervello sarebbe in grado di riprodurre i testi derivanti dagli impulsi cognitivi e le figure che stiamo immaginando. Ma può essere usata solo su chi è consenziente, assicurano gli studiosi. Tra l’altro, è stato riferito che le tre cavie sono riuscite a disinnescare la macchina opponendosi alla lettura dei pensieri. Il nocciolo comunque non sta tanto nella fallibilità o nella sicurezza per la privacy, ma nelle ricadute potenzialmente positive dello strumento. Da anni infatti si studiano dispositivi in grado di riabilitare il linguaggio nei pazienti colpiti da ictus.
In questo caso non ci sarebbe bisogno di impiantare nulla con interventi chirurgici e i pazienti non sarebbero costretti a scegliere in una lista predefinita di parole come avviene con le tecnologie attualmente usate. Anche se la macchina non svolge una funzione concretamente riabilitativa, facilita la comunicazione a coloro che hanno difficoltà a verbalizzare ciò che hanno concepito mentalmente. Il modo in cui il lettore della mente formula la frase è molto simile al sistema di Chat-Gpt.
«Per un metodo non invasivo, questo è un vero balzo in avanti rispetto a ciò che è stato fatto prima, che in genere è costituito da singole parole o brevi frasi – ha affermato Huth –. Stiamo facendo in modo che il modello decodifichi il linguaggio continuo per lunghi periodi di tempo con idee complicate». Il risultato non è una trascrizione parola per parola. I ricercatori lo hanno progettato per catturare l’essenza di ciò che viene detto o pensato, anche se in modo imperfetto. Circa la metà delle volte, quando il decodificatore è stato addestrato a monitorare l’attività cerebrale di un partecipante, la macchina ha prodotto un testo che corrisponde strettamente (e talvolta con precisione) ai significati previsti delle parole originali. Ad esempio, negli esperimenti, un partecipante che ascoltava un oratore dire: “Non ho ancora la patente di guida”, ha avuto tradotti i suoi pensieri come: “Non ha ancora iniziato a imparare a guidare”. Ascoltando le parole: “Non sapevo se urlare, piangere o scappare. Invece, ha detto: ‘Lasciami in pace!’».
Attualmente il sistema è poco pratico perché si poggia sulla struttura usata per effettuare risonanze magnetiche funzionali. Tuttavia i ricercatori pensano che presto potrebbe essere trasportato su sistemi portatili di imaging cerebrale come la spettroscopia funzionale a vicino infrarosso. Possibile farlo in quanto anche quest’altra tecnologia misura la differente concentrazione di sangue nelle aree del cervello così come fa la risonanza magnetica funzionale, sebbene la risoluzione sarebbe di qualità inferiore.