Nel futuro non si potrà non tener conto dell’India. Questa imponente democrazia ha ormai fatto svanire l’immagine, da una parte di colonia occidentale, dall’altra di luogo esotico, per lasciare il posto a un soggetto con ambizioni di potenza quantomeno economica, ma soprattutto slegata da rigide alleanze e da rapporti di forza cogenti. Le scelte dell’India sullo scacchiere geopolitico saranno sempre più importanti per determinare gli equilibri, come nel caso attuale in cui Nuova Delhi si è posta in posizione equidistante rispetto al conflitto ucraino.
Il gigante guidato dal primo ministro Narendra Modi cresce e vuole avere sempre più influenza. Sa che per farlo dovrà bilanciare la forza della vicina Cina. Da un punto di vista demografico potrebbe riuscirci presto e diventare la nazione più popolosa al mondo già nel 2024, salendo a 1,44 miliardi di abitanti. Pechino, dal canto suo, è ora in usa fase di stallo demografico e rischia di entrare in una parabola discendente, che se dovesse continuare arriverà a far calare sotto il miliardo. Al contrario le previsioni danno gli eredi della civiltà Indù in ascesa, con potenzialità di superare il miliardo e mezzo nel 2030. Per quanto riguarda l’economia il trend di crescita è evidente, occupando l’India ormai la quinta posizione tra i Paesi più forti e apprestandosi a superare anche la Germania entro il 2027. In un mondo che rallenta, l’economia indiana continua a crescere a un ritmo superiore a tutte le altre grandi economie del mondo (+6,9% atteso per il 2023, contro il +4,3% della Cina).
Questo non vuol dire che la ricchezza sia equamente distribuita. E non è un bene specialmente in un Paese così vasto e complesso. Il tasso di povertà è ancora alto, il 10% della popolazione vive con meno di $2,15 al giorno, contro lo 0,1% cinese, la mancanza di posti di lavoro sufficienti per una popolazione così numerosa rende le disuguaglianze troppo pesanti e ostacola il pieno compimento dello sviluppo. Una piaga indiana è infatti il lavoro sommerso, pur a fronte di una popolazione attiva del 61%. C’è poi il dato della sottoccupazione femminile. Le donne coinvolte nei processi produttivi sono meno del 50%. Nuova Delhi, per guadagnarsi un vero primato, dovrà infatti favorire riforme in grado di assorbire l’enorme mole di giovani che ogni anno sono pronti a entrare nel mercato del lavoro. Conscia del fatto, come dicevamo all’inizio, che la sua condizione di flessibilità nei rapporti internazionali rispetto ad aree come la Nato o come la Cina, decisa a fare da contraltare al mondo americano, le permetterebbero di attrarre anche molte aziende operanti nella Repubblica Popolare, ma preoccupate appunto dalle crescenti frizioni tra Oriente e Occidente. In un momento in cui il gas e petrolio russo costano meno per l’Asia, i presupposti ci sarebbero tutti per impostare una strategia capace di mettere in pensiero tutti e porsi in mezzo nell’asse Mosca-Pechino.