Ambiente
Idrogeno, il game-changer della transizione energetica
Di Luca Grieco
L’idrogeno vanta una combustione pulita ed efficace e può essere usato per produrre elettricità che, a sua volta, può produrre idrogeno. Insomma, è un elemento chimico che genera un ciclo energetico rinnovabile dall’impatto minimo sull’ambiente.
Come se non bastasse, è stimato che sia l’elemento più “abbondante” nell’intero universo. Non può essere prodotto in forma libera, ma lo si ottiene con numerosi processi chimici e fisici (attualmente, a livello globale, ne vengono prodotti ogni anno circa 500 miliardi di metri cubi).
Ad ora, il 95% è generato tramite processi che coinvolgono carbone e gas e prende il nome di “idrogeno grigio”, mentre quello prodotto tramite sistemi di Carbon Capture e Storage (CCS) prende il nome di “idrogeno blu”. Il restante 5% deriva da fonti rinnovabili ed è definito “idrogeno verde”. “E’ una delle soluzioni energetiche del futuro: un kg di idrogeno riscalda una famiglia per due giorni, fa camminare una macchina per 130 km, produce 9 tonnellate di acciaio.
È quindi un bene prezioso” ha affermato Luca Del Fabbro, già Presidente di SNAM. La sua combustione, come già accennato, non comporta particolari problemi e genera emissioni molto meno impattanti di altri combustibili: pensate che se si utilizza l’aria, si generano acqua, ammoniaca e idrogeno incombusto e con le celle a combustione è possibile utilizzarlo per alimentare veicoli a motore.
L’AIE – Agenzia Internazionale dell’Energia – l’ha definito il game-changer della transizione energetica e ha stimato che i costi di produzione potrebbero ridursi del 70% da qui ai prossimi dieci anni. L’Europa ci sta puntando molto, ma non è l’unica.
Il Giappone, uno dei Paesi capofila nell’utilizzo della risorsa, ha avviato la progettazione della Suiso Frontier, la prima nave commerciale al mondo per il trasporto di idrogeno liquido, coinvolgendo colossi come la Iwatani Corporation, Shell Japan e J-Power. Certo, al di là di questa ciliegina, il trasporto rappresenta uno degli ostacoli maggiori perché si tratta di un elemento particolarmente infiammabile e che si disperde in modo relativamente facile.
Esistono tuttavia idrogenodotti abbastanza importanti in giro nel mondo: negli USA ci sono circa 700 km di condutture, mentre in Europa circa 1.500.
Insomma, si tratta di un’ulteriore opportunità da cogliere per il futuro Green verso il quale ci stiamo spostando. Sembra che l’Europa l’abbia capito e sembra che lo abbia fatto anche l’Italia. Seppur in modo ufficioso, pare che il Ministero dello Sviluppo economico abbia deciso di prevedere progetti concreti, tra quelli che si svilupperanno grazie al Recovery Fund, in modo da accelerare lo sfruttamento di questa fonte energetica.
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