Economia
Intervista a Gianni Pittella: “I soldi del Recovery Fund vadano alle imprese europee”
Di Redazione
Presidente Pittella, appena eletto all’unanimità Vicepresidente dei Senatori del PD ha dichiarato: “Non lesinerò sforzi per una ripresa duratura per economia, occupazione e diritti sociali”. Come si fa a far ripartire economia e lavoro dopo una crisi come quella che stiamo vivendo? Su quali provvedimenti punterà il governo?
Sono convinto che il peggio sia passato, sia dal punto di vista epidemiologico, sia dal punto di vista della tenuta economica. Il vaccino non è ancora pronto ma lo sarà, non domattina ma in un tempo ragionevole e il mondo sta reagendo e riprogrammandosi su nuove sfide. Il dramma della crisi però è prepotentemente attuale e Parlamento e Governo ne sono consapevoli. Servono ulteriori aiuti e sostegni a famiglie e imprese, professionisti e lavoratori che hanno ricevuto un colpo terribile. Ma già col Recovery Fund e con la nuova Legge di Bilancio occorrerà pensare a misure per un nuovo modello di sviluppo che facciano tesoro dei difetti e degli errori che abbiamo pagato: economia verde, digitale, sanità soprattutto del territorio, educazione, istruzione e innovazione, reti infrastrutturali.
Il Ministro Amendola ha sollevato il tema che i finanziamenti del Recovery Fund dovrebbero arrivare alle imprese europee, citando il caso del 5G. È’ d’accordo? Come proteggersi?
Amendola dice una cosa che condivido: le chiavi di casa mia ce l’hanno solo i miei familiari. Il 5G è una tecnologia che impatta sulla sicurezza nazionale e sulla sovranità ed è chiaro che le autorizzazioni al 5G, come in Francia, devono essere sottoposte ad attento vaglio. Più in generale, i fondi enormi del piano di ricostruzione devono avere nelle aziende europee gli attori e i destinatari fondamentali.
Il digital divide rischia di creare un’Italia a due velocità (Nord/Sud). Sarà il Recovery Fund la chiave per colmare questo gap.
Il Parlamento darà i suoi suggerimenti sulle linee guida che il Piano di ricostruzione dovrà rispettare e tra le linee guida, per noi del PD, ci sono tre elementi essenziali: la coesione nazionale con un forte recupero del mezzogiorno, la pari opportunità di genere, e l’investimento nei giovani che sono coloro i quali si troveranno sulle spalle il debito che stiamo accumulando noi. Io credo persino che a lungo termine sarà parzialmente acquisito, nei nuovi modelli di lavoro, il ricorso allo smart working e questa modalità potrà avvantaggiare il sud che è competitivo nella qualità professionale e nei costi di personale. Riducendo il digital divide il sud può competere a livello europeo. Grazie a questo si può parlare della riscoperta dei borghi, elemento unico dell'Italia. Lavorare con il 5g da un borgo del SUD – dove la qualità della vita è superiore – è il nuovo sogno dei top manager. Con la tecnologia si potrà essere al centro del mondo professionale anche dal piccolo borgo, e questo è un elemento di competitività che non possiamo tralasciare.
Qual è lo stato dei rapporti PD-M5S e quanto peseranno sulla stabilità e durata dell’alleanza di governo il risultato del referendum costituzionale e quello delle regionali?
Oggi possiamo dire con franchezza che, per quanto l’alleanza tra PD e 5 stelle fosse difficile da prevedere anche da parte della più famosa veggente, si è cementata nell’emergenza e nella inattesa e formidabile sfida del Covid. Devo dire che sta affrontando questa fase positivamente e noto che cresce nei colleghi del Movimento 5 stelle la consapevolezza che il servizio più utile agli italiani è saper governare, rispetto al sentimento ‘anti’ che aveva segnato le sue origini. Ma dire che ci sono oggi le condizioni per costruire un fronte politico ed elettorale organico e di prospettiva mi sembra allo stato una fuga in avanti.
Da quando il PD è al governo, il Movimento 5 Stelle ha perso per strada decine di Parlamentari. Secondo lei c’è un nesso causale tra questi due elementi?
Era prevedibile che un movimento che nasce tenendo insieme pulsioni opposte, culture e sensibilità diversissime, poteva rimanere unito solo all’opposizione. La sfida del governo impone scelte ed è in sé divisiva per una forza importante ma meno sperimentata. Credo che sia un bene che prosegua il chiarimento e la definizione del profilo di una forza politica che non può illudersi di tenere insieme i sostenitori di Maduro e quelli che credono nei valori democratici, europei, ed occidentali, la decrescita felice e lo sviluppo infrastrutturale del Paese.
A proposito: sbilanciamoci. Lei è un convinto sostenitore del NO al referendum, mentre il PD si è comunque schierato per il SI’ e mostrato diviso. Forse conveniva non prendere una posizione di partito ma lasciare libertà di coscienza agli iscritti…
La libertà non è una gentile concessione i questi casi, e sarà dispiegata. Il nodo è però più di fondo ed è uno dei nodi non sciolti e per me decisivi nella definizione di un rapporto stabile con i 5 stelle: la democrazia liberale e le sue istituzioni non sono un orpello inutile, un peso per i cittadini, una zavorra di cui liberarsi. E il Parlamento italiano non è un poltronificio, ma il cuore della democrazia italiana. Sono convinto che la base del PD la pensi così e spero che molti dei nostri amici e compagni voteranno NO ad un taglio lineare slegato da un briciolo di riforma del bicameralismo perfetto, uno sfregio al Parlamento e un danno grave al suo funzionamento… con 200 senatori il Senato sarà paralizzato, non scherziamo.
A giudicare dalla bagarre anche sull’abbassamento dell’età per essere eletti al Senato (da 40 a 25 anni) le opposizioni al Senato non sembrano voler collaborare su alcunché…
Personalmente credo che, al netto degli schieramenti di maggioranza e opposizione, ci siano almeno 4/5 cose grandi e urgenti se l’Italia vuole rialzare la testa: il piano di ricostruzione da 209 miliardi da spendere bene, una riforma fiscale rivoluzionaria che agisca in uscita più che in entrata, una forte riforma della pubblica amministrazione e una rivisitazione dell’attuale geografia istituzionale che comprenda anche i regolamenti parlamentari. Ora mi chiedo: si può fare tutto questo in un clima di scontro quotidiano? Tutto questo pretende una collaborazione costruttiva che non significa fare un governo insieme, ma lavorare insieme.
Sarebbe d’accordo a lavorare fin da subito per un governo Conte Ter? Con quali forze politiche?
Mi pare di aver appena risposto. Non c’è bisogno di un nuovo Governo ma di un nuovo clima.
Veniamo allo stato di emergenza. Da medico (lei è anche medico legale) come è cambiato il concetto di sicurezza con questa pandemia e che ruolo riveste il mondo della ricerca scientifica per venirne a capo?
Io direi sicurezza e prevenzione. E queste due cose sono affidate non solo a chi dirige la cosa pubblica ma a ciascuno di noi. Se non capiamo tutto questo siamo degli scellerati, folli come gli irresponsabili che marciano gridando che il virus è una invenzione. La comunità scientifica è essenziale, credo che tra le tante cose drammatiche del COVID ce ne sia una buona: i Governi ed anche gruppi privati importanti stanno mettendo mano al portafoglio per finanziare la ricerca. Questa è l’altra lezione da non dimenticare. Senza investire nella ricerca non c’è prevenzione, non c’è cura, non c’è mitigazione dei grandi rischi chimici, fisici, di altra natura che il mondo ci propone e purtroppo ci proporrà.
Gli stop & go fisiologici ai progetti di ricerca sul vaccino per il Covid19 rischiano di favorire la narrativa No Vax?
I NO VAX sono la negazione della civiltà, sono un virus che può contagiare con conseguenze irreparabili persone che credono nelle favole e si ritrovano con malattie che potevano essere evitate con l’uso del vaccino. Sul vaccino anti covid è irresponsabile anche chi come Trump ed altri ci dicono che è questione di giorni o di ore, ben sapendo che la sperimentazione non è una passeggiata di cento metri e che la Sars del 2012 non ha ancora un vaccino. Ovviamente io credo che questa volta il vaccino lo avremo e lo avremo presto, ma non lanciamo date rassicuranti senza avere le necessarie certezze.
È d’accordo con il Ministro Speranza che c’è bisogno di attrarre più investimenti esteri in Italia, in primis in ambito sanitario? Cosa ci manca per essere attrattivi?
Sono d’accordo e aggiungerei stimoliamo anche investimenti interni e utilizziamo la linea di credito che la UE ci consente di utilizzare senza alcuna condizionalità. Anche su questo i pentastellati devono decidere se stare dalla parte dell’ideologismo o se cimentarsi col sano pragmatismo di chi ha una opportunità storica di modernizzare il sistema sanitario italiano senza condizionalità alcuna che non sia l’interesse dei cittadini.
Paolo Bozzacchi
Photo Credits: Eurodeputati PD