Politica
Una riforma costituzionale o una nuova Assemblea Costituente?
Di Andrea Maccagno
Nel dibattito sul Referendum del 20 e 21 settembre irrompe uno studio elaborato dalla Camera dei Deputati, che analizza quantitativamente la produzione legislativa nell’arco della XVIII Legislatura, quella attuale. Tra il marzo 2018 e il luglio 2020 sono state approvate 136 leggi e sono stati emanati 59 decreti-legge, 79 decreti legislativie 9 regolamenti di delegificazione.
Tanto? Poco? Dipende. Ma certo è che, vista la soffocante burocrazia che ottunde il nostro Paese, gli sforzi del legislatore dovrebbero concentrarsi più verso la delegificazione che verso la creazione di nuove norme.
Ciò che sorprende, comunque, è che delle 136 leggi approvate solo 32* siano di iniziativa parlamentare: quasi quattro leggi su cinque, quindi, hanno origine altrove. Non solo, a fronte di queste 32 leggi, Camera e Senato hanno prodotto 4140 ddl di iniziativa parlamentare: perciò, solo lo 0,8% di questi ddl è diventato effettivamente legge. Si ha così un forte indebolimento del ruolo del Parlamento, posto sempre più ai margini del nostro sistema.
La causa va ricercata nell’ampio spazio che, negli anni, gli esecutivi hanno preso nei confronti del legislativo. Infatti, delle 136 leggi, ben 48 sono leggi di conversione di decreti-legge, mentre altre 56 sono di iniziativa governativa.
Non solo, la questione di fiducia è stata posta in almeno un ramo del Parlamento in 26 provvedimenti: un quinto del totale delle leggi approvate. In 14 casi è stata posta addirittura in tutti i passaggi parlamentari. È questo un’ulteriore contrazione delle prerogative dei membri – specialmente di opposizione – di Camera e Senato, che si vedono sottratti non solo del tempo dibattimentale, ma anche della possibilità di avanzare emendamenti.
È dunque evidente che il Parlamento fatichi a lavorare come organo originario di produzione legislativa. Questo vale sia per la Legislatura attuale sia per quelle precedenti. Dunque un cambio di sistema dovrà essere fatto: può essere la riduzione dei parlamentari un primo passo? Difficile, perché essa non incide sul funzionamento dell’istituzione, che necessiterà perciò di altri correttivi.
Ma veniamo ad uno dei nodi più spinosi per quanto riguarda la questione “funzionalità” del Parlamento, ovvero l’intenso uso della decretazione d’urgenza.
In questa Legislatura, dei 59 d.l. emanati – rimanendo ai dati dello studio – 4 sono un’appendice del governo Gentiloni, 26 attengono al governo Conte I e 29 al Conte II. Di questi, 48 sono stati convertiti in legge mentre i contenuti di altri 11, formalmente decaduti, sono confluiti in altri provvedimenti.
In media, quindi, ne sono stati emanati più di due al mese, mentre le leggi di conversione valgono il 30% del totale delle leggi approvate. Insomma, i numeri parlano ancora una volta di un predominio dell’esecutivo sull’iniziativa parlamentare. Ciononostante, la riforma sulla quale saremo chiamati ad esprimerci non va a modificare neanche questi aspetti.
Chi ci aveva provato era stata la riforma Renzi-Boschi, poi bocciata dal voto popolare. All’epoca si era pensato di novellare gli articoli 72 e 77 della Costituzione, limitando gli ambiti di ricorso alla decretazione d’urgenza e introducendo il cosiddetto voto a “data certa”. Come sia finita è storia, mentre il “problema” dell’uso del decreto-legge è oggi ancora sul tavolo. Anzi, la crisi pandemica ha posto l’ulteriore dilemma dell’utilizzo del DPCM e la lettera del Presidente Mattarella – all’atto della promulgazione del DL Semplificazioni – lo ha sottolineato con forza.
Servirebbe dunque qualcosa di più strutturale che ridisegni il rapporto tra esecutivo e legislativo, limitando la decretazione d’urgenza, assicurando strumenti di intervento veloci ed efficaci, superando il bicameralismo paritario e che – solo allora – intervenga anche sul numero dei parlamentari. Forse è arrivato il momento – dopo anni di tentativi di riforme a vuoto – di dare vita ad una nuova Assemblea Costituente che possa dirimere i nodi mostrati dal nostro sistema negli ultimi decenni.
*Nello studio a cui si fa riferimento, pubblicato nel luglio del 2020, le leggi di iniziativa parlamentare approvate risultavano essere 30. In questo caso si è voluto attualizzare il dato, aggiornandolo alla data in cui si scrive e riportandolo a 32.
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