Nei momenti di crisi bisogna fare squadra e andare avanti. È quello che sta cercando di fare l'Unione europea con i finanziamenti del Recovery Fund senza precedenti per quantità e qualità delle risorse (750 miliardi di euro). Un vero e proprio Piano Marshall in salsa continentale che punta ad agganciare la ripresa economica post-Covid19 e dimostrare che l'UE sia più Unione che mai. Ma la gatta frettolosa può fare i figli ciechi. Perciò è bene ricordare che a differenza del Piano Marshall che utilizzava fondi americani i soldi che saranno messi a disposizione degli Stati membri sono europei, ed è nell'interesse di tutti i Paesi UE che finiscano alle imprese europee.
Il "Buy european, hire european" conviene a tutti. Anzitutto all'Unione Europea che seguendo questa linea rafforzerebbe la sua reputation politica a livello globale e di equilibri continentali. Ma anche alle industrie del Vecchio Continente, che potrebbero affrontare meglio la concorrenza globale e le presenze sempre più ingombranti di imprese non europee nel mercato continentale.
E' il caso di Huawei nella partita del 5G e della banda ultra-larga (non solo italiana), che ha coraggiosamente denunciato il Ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola sul Corriere della Sera. "Se si parla di autorizzazioni sul 5G a imprese cinesi o di qualunque altro Paese europeo si pone una questione di sicurezza nazionale e di sovranità", ha dichiarato Amendola. "Questi sono temi che un Paese come il nostro tratta con gli alleati europei e atlantici, no con altri".
D'altronde nelle politiche economiche di questi tempi è sempre più necessario presentarsi al confronto internazionale in forma e con le spalle più larghe possibile. Lo dimostra la querelle tra Francia e Stati Uniti, l'alba di una vera e propria guerra commerciale sulla scia di quella già in essere tra USA e Cina, di cui potrebbe approfittare qualche terzo incomodo su entrambi i mercati. Quando Parigi ha adottato la cosiddetta "tech tax", tassando il 3% del fatturato dei colossi del web (in testa Google, Amazon, Apple e Facebook) la ritorsione di Trump non si è fatta attendere con la minaccia di dazi su tutti i beni del lusso francese dei settori moda e cosmetici.
La questione è in mano agli sherpa della diplomazia, intanto però il colosso francese della moda LVMH ha fatto un passo indietro nell'acquisizione da 16 miliardi di $ dell'americana Tiffany. Una lettera del governo francese ha chiesto a LVMH di ritardare l'operazione oltre il 6 gennaio 2021, proprio per il rischio che gli USA introducano pesanti dazi in ingresso. Il caso della guerra commerciale Francia-USA è particolarmente significativo perché dimostra come Paesi UE anche importanti come la Francia quando vanno avanti da soli non arrivano molto lontano.
L'Europa dovrebbe fare l'Unione anche su queste partite. E il "Buy European, hire european" è una buona strada da seguire.
Paolo Bozzacchi
photo credits: umbrella heaven