Salute
Report natalità Istat sul 2022: l’Italia continua ad avere molti più decessi che nuove nascite
Di Simone Zivillica
L’Italia è sempre più vecchia. L’Italia continua a non crescere. In Italia non si nasce più. Questi, e molte altre, potrebbero essere titoli plausibili per descrivere la notizia uscita dall’ultimo report sulla natalità. L’Istat, infatti, ha fotografato la situazione della natalità del 2022, dove le nascite sono state meno dell’anno precedente, confermando un trend che ormai registriamo da diversi anni. Confrontato col 2021, l’anno scorso ha perso l’1,9% delle nascite, per un valore assoluto di 392.598 nuovi bambini iscritti all’anagrafe. Insomma, in Italia è sempre più un paese per vecchi, per utilizzare un’altra espressione valida per un eventuale titolo.
Questo dato sulla natalità non può non essere visto accanto a un altro, ancor più netto, che descrive il decremento di popolazione che il belpaese sta subendo: all’appello, infatti, mancano altre 179mila unità rispetto all’inizio del 2022. Un dato, questo, che conferma un trend di decrescita dello 0,3% che si ripete ormai dal 2019 – con la sola eccezione del 2020 quando accanto al segno meno c’era addirittura lo 0,7%, ma era epoca di Covid-19 al suo picco più intenso. L’Italia, quindi, conta sempre meno persone sul suo territorio e siamo orami lontani dai 60 milioni di unità, fermandoci a 58.850.717.
Un calo che non è compensato nemmeno dall’aumento dell’immigrazione, che ha subito invece un aumento (+13,3% per 390.685 unità), essendo trainata dall’entrata nei nostri confini dei profughi ucraini. Questi, infatti, si dirigono verso una riunione con una delle comunità ucrainu più grandi d’Europa fuori dai confini del loro paese, che si trova proprio in Italia. Qui si contano ben 225.207 ucraini censiti in Italia a fine 2021, un dato che ben illustra le motivazioni degli ucraini in fuga dalla loro patria che cercano una comunità stabile fuori dai propri confini.
Il dato sulla natalità – record negativo per l’Italia – è, inoltre, affiancato da quello dei decessi che continuano a essere numerosi, nonostante la morsa del Covid-19 abbia allentato da ormai diversi mesi. Sui 713.499 morti del 2022 – dato superato solo da quello del 2020, dove appunto il Covid-19 ha fatto impennare il dato – pesa però un’altra condizione oggettiva e sempre più in peggioramento: il calore, talvolta estremo, dei mesi estivi. Uno degli effetti più severi dei cambiamenti climatici, infatti, sono proprio le ondate di calore fuori dalla norma che mietono vittime nei mesi più caldi dell’anno, contribuendo al saldo negativo tra nascite e decessi.
Da considerare, quindi, che le coppie decidono sempre più spesso di rimandare i progetti di genitorialità per una serie di motivi che dipendono da molte variabili. Sicuramente c’entra l’ancora presente incertezza sull’effettiva uscita dalla coda lunga del Covid-19, così come quella sulla situazione geopolitica e bellica alle porte dell’Europa. Non può non essere presa in considerazione, poi, la condizione globale, e particolare, dell’economia che, solo nelle ultime settimane, ha raccontato di colossali fallimenti di istituti bancari e volatilità dei mercati come non se ne vedevano da molti anni. Tema, questo, necessariamente legato anche all’innalzamento dei prezzi a cascata su pressoché tutti i settori produttivi e commerciali. E ancora, salari che non crescono – e questo è un dato tutto negativo e tutto italiano – mentre crescono, appunto, i prezzi e l’inflazione ha ricominciato a essere consistente e a mangiare il potere d’acquisto delle famiglie.
Uno scenario, insomma, non florido e per nulla promettente, di cui a farne le spese è il sistema paese nel suo complesso, oltre che le fasce meno tutelate come, appunto, i giovani che decidono sempre più di non fare figli. Prendere la decisione di intraprendere un percorso genitoriale, infatti, è sempre più appannaggio di coppie che hanno modo di poterselo permettere a livello economico: in un paese in cui mantenere un figlio dalla nascita fino alla maggiore età pesa sul bilancio familiare in media 175mila euro.
Secondo Federconsumatori (che fornisce quel dato in una sua ricerca) «questi dati mettono in evidenza come, oggi più che mai, fare un figlio sta diventando un lusso riservato a pochi, che sempre meno italiani sono in grado di permettersi: non stupisce che nel 2021, in Italia, si è registrato il minimo storico di nascite». Come si sarà notato, queste considerazioni sono fatte alla base di dati del 2021, mentre, come si è visto, quelli del 2022 sono ancor più severi e segnano un’ulteriore contrazione delle nascite.
Appare necessario un intervento delle istituzioni affinché le nuove famiglie siano incentivate a rinfoltire le statistiche sulla natalità in Italia. Sempre secondo Federconsumatori, infatti, «i bonus e le agevolazioni disposti dal Governo (l’Assegno di natalità, il Bonus mamma domani, l’Assegno unico figli, il Bonus asilo nido) non sono ancora sufficienti ad invertire tale tendenza. Ecco perché è necessario avviare politiche a tutela della famiglia, della natalità e soprattutto del lavoro, per garantire condizioni migliori alle famiglie, oggi costrette a continui sacrifici, e dare un nuovo impulso al ringiovanimento del Paese».