Economia
Ippica, Pautasso (Federippodromi): ecco come rilanciare la filiera delle corse dei cavalli in Italia
Di Carlo Catruppi
Caro bollette, materiali con costi lievitati, benzina e gasolio a prezzi per litro ormai stabilmente su livelli che fino a qualche anno fa si raggiungevano solo in alcuni, classici, periodi dell’anno. Tutti i settori, industriali e commerciali, chi più chi meno, sono stati colpiti da un innalzamento dei prezzi cui non sempre ha fatto fronte un rimbalzo dei volumi d’affari generati. Il mondo dell’ippica, come altri, non si è trovato esente da queste problematiche e i bilanci degli ippodromi, già in difficoltà, hanno dovuto fronteggiare anche queste nuove sfide.
L’aumento di tutte le materie prime è un nodo importante; dalla sabbia indispensabile per le piste fino al costo della corrente elettrica, che da sola ha raggiunto un ammontare di 450mila euro nel 2021 per Hippogroup Capannelle. Numeri e rincari come questi rischiano di mettere in serio pericolo la continuità aziendale e appare sempre più necessario un intervento istituzionale che miri a salvaguardare il settore. Ne abbiamo parlato con Elio Pautasso, presidente di Federippodromi e amministratore delegato di Hippogroup Capannelle.
Quali sono i fattori critici per il rilancio del settore delle corse dei cavalli in Italia?
«Le corse dei cavalli in Italia sono competenza dello Stato al pari delle scommesse. Questa è la maggiore criticità che si incontra, in quanto per qualunque modifica serve un provvedimento di legge, con tutte le conseguenze del caso. Per questo motivo, negli anni passati venne proposta e inserita la riforma del settore – anche in due leggi delega, fiscale prima e collegato agricolo poi. I decreti delegati di attuazione, però, non hanno mai visto la luce. Se con il DDL già avviato al Senato in questa legislatura si riuscirà a istituire l’Agenippica (Agenzia autonoma per la promozione, lo sviluppo e la tutela dell’ippica nazionale) allora si potrà lavorare come in una normale filiera produttiva e disegnare una strategia di innovazione e rilancio».
In che modo la commercializzazione delle immagini delle corse italiane all’estero può contribuire al rilancio del settore?
«A mio avviso in due modi. Il primo, più immediato, è quello di generare flussi economici che andranno a finanziare la filiera ippica permettendo di fare nuovi investimenti e incrementare le risorse destinate al montepremi. Il secondo, con un obiettivo più a lungo termine, punta ad ampliare la platea di pubblico delle corse italiane e generare interesse al di fuori dei confini nazionali. Questo comporterà una maggiore visibilità del prodotto venduto, con la conseguente attrazione di nuovi sponsor e nuove scuderie. Nei paesi stranieri, infatti, le principali fonti di finanziamento della filiera ippica sono le scommesse, gli sponsor e gli investimenti dei proprietari (leggasi scuderie), oltre alle attività commerciali che si svolgono negli ippodromi, come il food and beverage e la biglietteria, servizi vari».
Come è possibile avvicinare i giovani al mondo delle corse dei cavalli in Italia ed emulare le esperienze di successo all’estero?
«Questo è un problema comune in ogni parte del mondo. I giovani sono poco interessati alle corse anche nei paesi stranieri. Per aumentare l’attrattività dobbiamo usare gli stessi strumenti di comunicazione e di intrattenimento che utilizzano i giovani (dai social ai nuovi media) e avere la fantasia di inventare iniziative di loro interesse. Dobbiamo prendere spunto dai suggerimenti che arrivano dai giovani stessi, ecco perché ritengo vincente e molto attuale l’iniziativa di costituire degli osservatori a livello universitario che possono rappresentare delle fucine di idee per l’innovazione del settore».
Qual è il ruolo degli ippodromi, dei concessionari di gioco e degli attori rilevanti della filiera ippica per riportare in auge un modello di intrattenimento perfettamente funzionante in altri Paesi?
«Ognuno degli attori deve fare la propria parte e quelli italiani sono pronti a farlo, ma devono essere messi nella condizione di poter operare. Nelle giuste condizioni, i gestori e i proprietari degli ippodromi – che sono, per la maggior parte, i Comuni che li ospitano – devono investire sulle strutture e attuare iniziative per attrarre pubblico nei loro impianti. I concessionari devono vendere al meglio la scommessa ippica. Infine, ci sono i proprietari delle scuderie che, come conseguenza di quanto sarà fatto dai due precedenti attori, saranno incentivati ad incrementare la loro attività. Basti pensare alle condizioni attuali del nostro mondo dove soffriamo la scarsa visibilità del settore e il pagamento dei premi vinti con molti mesi, a volte anni, di ritardo. Anche in una situazione come questa, la passione per il cavallo costituisce un motore fortissimo di spinta verso l’acquisto di nuovi puledri. Ci si immagini se arrivasse la visibilità e la gestione snella della filiera: assisteremmo, senza dubbio, ad un notevole incremento sia dei cavalli allevati sia di quelli di proprietà».
Di quali interventi normativi urgenti avrebbe bisogno il settore ippico in Italia?
«Uno solo, quello già accennato prima: l’istituzione di una agenzia esterna alla gestione burocratica attuale. L’Agenippica, ovviamente rimanendo sotto il controllo dei ministeri competenti, porrebbe in atto un progetto strategico di rilancio e di innovazione dell’intera filiera ippica. Dall’allevamento all’allenamento, passando per la proprietà dei cavalli da corsa, la gestione degli ippodromi e la vendita delle scommesse ippiche. Mentre nella delega fiscale di recentissima discussione, credo sia necessario inserire l’adeguamento della tassazione delle scommesse ippiche alle altre scommesse sportive con l’ottica di una riduzione della tassazione stessa. Questo darebbe un forte impulso al mercato».