Politica
Se politici e politologi sbagliano i criteri di analisi…
Di Daniele Capezzone
È ormai vasta la letteratura (dichiarazioni di politici, più sofisticate analisi di politologi e comunicatori) secondo cui la luna di miele del governo di Giorgia Meloni sarebbe finita, e – ancora – secondo cui la settimana successiva alla tragedia di Crotone avrebbe segnato un “prima” e un “dopo” nel rapporto tra la Meloni e gli italiani.
Ora, può darsi che le cose stiano effettivamente così: una colonna, come questa, che è sempre stata improntata al dubbio non si farà certo improvvisamente portatrice di certezze granitiche, di verità pseudoreligiose, meno che mai rispetto a una materia, quella del consenso, di per sé volubile e volatile, anzi inafferrabile per definizione.
E tuttavia la mia sensazione è che stavolta gli oppositori politici e mediatici della Meloni, nonché diversi esperti, stiano sbagliando i criteri di analisi: tendono cioè – a mio modo di vedere – ad applicare agli elettori della Meloni i parametri di giudizio che sono invece propri degli elettori che la detestano, o anche (spesso i sentimenti coincidono) i criteri di valutazione adottati dai media ostili alla destra (cioè quasi tutti quelli cosiddetti “maggiori”).
Se si adottano quei parametri, non c’è dubbio sul fatto che per la Meloni le cose si stiano mettendo male. Il discorso cambia, però, se (esercizio – mi rendo conto – impervio per numerosi analisti) si adottano i criteri di valutazione di coloro che hanno votato per la Meloni, o comunque che guardano con simpatia il suo tentativo politico.
Secondo la mezza Italia maggioritaria che supporta la Meloni (penso io, magari mi sbaglio…), è semplicemente incomprensibile, dopo una tragedia dell’immigrazione illegale, aggredire il governo, anziché prendersela con la tratta di esseri umani. Ancora: è letteralmente lunare avventurarsi in diagnosi empatiche rispetto agli scafisti da distinguere rispetto ai trafficanti. Aggiungo ulteriormente: il pensiero di un elettore medio di destra è certamente triste e avvilito dopo una strage (non dispiaccia a chi, da sinistra, immagina una destra ontologicamente crudele e senza cuore), ma subito dopo corre anche alle condizioni delle nostre città, delle stazioni ferroviarie, a cosa accade (dove vivono, cosa fanno, dove vivrebbero, cosa farebbero) a tutti i migranti illegali già entrati in Italia e a quelli ancora in procinto di arrivare.
Cosa intendo dire? Voglio arrivare a un punto di metodo. Una “crisi” di consenso si verificherà, per la Meloni, solo se e quando il suo governo deluderà i suoi elettori sui temi per cui è stata votata (tasse, controllo dell’immigrazione, giustizia, presidenzialismo). Se – da destra, per capirci – a un certo punto sarà forte la sensazione di non aver avuto quello che si desiderava. Quanto invece alle critiche “da sinistra”, esse risultano meri esercizi dialettici, lontanissimi dalla forma mentis e dai criteri di giudizio degli elettori di centrodestra.