Esteri

Georgia, ritirata la legge sugli agenti stranieri. Un passo verso l’Europa?

09
Marzo 2023
Di Giampiero Cinelli

Il governo della Georgia ha annunciato il ritiro della “legge sugli agenti stranieri”, approvata in prima lettura nei giorni scorsi. Le crescenti proteste quotidiane hanno fatto constatare l’eccessiva divisione che questo provvedimento aveva generato nel Paese.

In sostanza, il provvedimento poneva limiti molto stringenti riguardo alle Ong e ai media internazionali. Ciascun media finanziato per almeno il 20% dall’estero avrebbe avuto l’obbligo di dichiararsi straniero. A significare, però, la sua probabile azione di influenza esterna sulla vita politica di Tblisi. Perché questo aveva fatto sobbalzare la popolazione, scesa in piazza determinata e disposta ad affrontare le forze dell’ordine? Perché la mossa è stata giudicata sulla falsa riga di un regolamento russo e poteva significare la volontà di allontanamento dal processo di integrazione europea.

La Georgia, infatti, ha incassato a giugno 2022 il parere positivo del Consiglio Europeo alla candidatura come Paese membro dell’UE. Tale candidatura non è ancora stata ufficialmente concessa ma il dialogo è iniziato e già nel 2016 era entrato in vigore un Accordo di Associazione tra l’Unione Europea e lo Stato caucasico. Le autorità hanno ribadito che il futuro della Georgia è l’Europa e che il testo è stato male interpretato dai partiti di opposizione.

Ma allora perché si è pensato a un documento del genere? E soprattutto, come va letto l’accaduto in una prospettiva più ampia? Di certo l’ambiguità regna sovrana, perché una legge di quel genere non potrebbe che far pensare a una maggiore vicinanza, dal punto di vista politico, a Mosca anziché al blocco occidentale. Ovviamente, su quali partner scegliere nelle relazioni internazionali l’opinione pubblica georgiana non è omogenea, come spesso accade in Paesi dell’ex Patto di Varsavia. Ciò non toglie che il sentimento filo-europeo sia forte.

E se l’adesione all’Unione Europea farebbe certamente brontolare Vladimir Putin, una adesione alla Nato costituirebbe un enorme pericolo di invasione, in quanto la Georgia è confinante con la Federazione Russa. Proprio per questo nel vertice Nato di Bucharest del 2 e 4 aprile 2008 la candidatura d’adesione al Patto Atlantico fu respinta, su principale impulso di Merkel e Sarkozy. Tuttavia gli Usa erano d’accordo e infine si decise di continuare un confronto in merito ai requisiti necessari da raggiungere e di aggiornarsi nel dicembre 2008. La valutazione però non andò avanti perché nell’agosto del 2008 la Russia intervenne militarmente nel territorio georgiano dell’Ossezia del Sud, regione separatista, a difesa della popolazione che reclamava l’indipendenza. Ci furono agitazioni anche in Abcasia, altro territorio indipendentista della Georgia oggi Stato autoproclamato. Da allora Mosca ha schierato in quei territori dei contingenti, scalfendo di fatto la sovranità georgiana.

Per via di questi pregressi l’europeizzazione della Georgia è molto complicata. La popolazione resta reattiva alle sollecitazioni in tal senso. La delicata gestione di questo contesto politico può aggravare le tensioni in Europa orientale e il conflitto tra Mosca e occidente.