Ambiente
Patto per gli oceani, “la nave ha raggiunto la riva”: siglato l’accordo Onu per la salvaguardia dell’alto mare
Di Simone Zivillica
«La nave ha raggiunto la riva». Miglior metafora sarebbe stata difficile immaginarla, perché lo ha pronunciato Rena Lee, Ambasciatrice di Singapore per le questioni relative agli oceani e al diritto del mare e inviato speciale del ministro degli Affari esteri e presidente della conferenza Biodiversity Beyond National Jurisdiction delle Nazioni Unite, al termine di 48 ore di serrate negoziazioni nel Palazzo di vetro a New York. Il “Patto per gli oceani” sancisce che le acque d’alto mare – fuori cioè dalle acque territoriali degli stati che si esauriscono a 12 miglia dalla costa – un percorso per aumentare le aree marine protette. Al momento, solo l’1% dell’alto mare è costituito in area protetta, mentre l’obiettivo è quello di arrivare entro il 2030 ad almeno il 30% di aree marine protette, per rispondere concretamente alle richieste dell’accordo quadro precedente, quello di Kunming-Montreal dello scorso dicembre.
Il patto dell’ONU, quindi, stabilisce per legge la protezione degli oceani, con l’obiettivo di garantire la salute e la sostenibilità degli ecosistemi marini e delle comunità costiere. L’accordo rappresenta un passo significativo nella lotta contro il cambiamento climatico e la distruzione degli habitat marini, che rappresentano una minaccia sempre più grave per la biodiversità del nostro pianeta. Il “Patto per gli oceani” è stato ratificato da oltre 50 paesi, tra cui tutti i membri del G7, che rappresentano oltre il 60% dell’economia mondiale e circa il 30% della superficie oceanica.
L’accordo prevede una serie di misure concrete volte a proteggere gli oceani, tra cui la creazione di una rete di aree marine protette, che coprirà, appunto, almeno il 30% degli oceani entro il 2030. Questo obiettivo ambizioso è fondamentale per preservare la biodiversità marina e garantire la sopravvivenza di specie a rischio come le tartarughe marine, le balene e gli squali. Inoltre, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra legate all’industria marittima, che rappresentano attualmente il 3% delle emissioni globali. È previsto poi che si debba accelerare sulla promozione di tecnologie più pulite e l’adozione di norme più rigide sulla sicurezza dei trasporti marittimi, con l’obiettivo – anche questo più che ambizioso – di ridurre del 50% le emissioni di CO2 entro il 2050.
C’è poi la lotta contro la pesca illegale e la protezione degli stock ittici, attraverso la promozione di pratiche sostenibili e la cooperazione internazionale per la gestione delle risorse ittiche. Il tema della pesca illegale si lega in maniera consequenziale al contrasto alla plastica in mare, che rappresenta una delle maggiori minacce per la salute degli oceani. Il “Patto per gli oceani” prevede la promozione di soluzioni alternative alla plastica monouso, come i materiali biodegradabili e compostabili, e l’adozione di misure più rigide sulla gestione dei rifiuti. Infine, l’accordo prevede la promozione dell’economia blu, attraverso l’adozione di politiche che favoriscano lo sviluppo sostenibile delle attività legate al mare, come il turismo e le energie rinnovabili.
Il “Patto per gli oceani” rappresenta un passo importante nella lotta contro il cambiamento climatico e la distruzione degli habitat marini, ma è solo l’inizio di un lungo percorso verso la protezione delle risorse naturali del nostro pianeta. Sarà necessario un impegno concreto e continuo da parte dei governi, delle industrie e delle comunità locali per garantire la sostenibilità degli oceani e preservare il nostro futuro. Resta, ovviamente, da definire i passi fattivi e nazionali che porteranno alle effettive messe a terra delle richieste Onu per gli oceani.
Se si sia cominciato tardi, sarà solo la storia a potercelo dire, ma questo è un inizio atteso da tempo e finalmente è arrivato e lo ha fatto con forza. D’altronde se non ci fossero stati gli accordi di Rio de Janeiro, Kyoto e Parigi, non saremmo arrivati a oggi, dove tutte le politiche, dal livello locale a quello internazionale, considerano la lotta ai cambiamenti climatici fondamentale per qualsiasi agenda.