Politica
Stretta sul fumo, anche le sigarette elettroniche nel mirino. Ma sarà utile?
Di Massimo Gentile
Dopo l’annuncio del ministro della Salute Schillaci qualche settimana fa, sembra essere in dirittura d’arrivo un pacchetto di misure per inasprire ed estendere il divieto di fumo all’aperto anche ai prodotti di nuova generazione (sigarette elettroniche e tabacco riscaldato). Una direzione che, però, non ha mancato di suscitare perplessità, in primis nella comunità scientifica, perché colpisce anche i dispositivi basati sull’assenza di combustione, una caratteristica che contraddistingue i nuovi prodotti rispetto alle tradizionali sigarette i cui effetti sono spesso legati a decessi e alle malattie fumo-correlate.
La divergenza di posizioni riguarda il concetto della “riduzione del rischio”: è questo il principio chiave che già in molti altri Paesi nel mondo è alla base di politiche sanitarie efficaci per contrastare il tabagismo e fornire ai fumatori adulti una soluzione ricevibile per abbandonare il vizio.
I numeri, del resto, sono preoccupanti: solo in Italia ci sono 11,5 milioni di fumatori di cui più del 90% non vuole o non riesce a smettere. Ogni anno, solo in Italia, i decessi causati da patologie legate al fumo sono circa 80mila e l’approccio sanitario tradizionale basato su divieti e astinenza sembra non produrre effetti.
Per fare chiarezza sul punto e sul principio di riduzione del rischio abbiamo realizzato un ciclo di The Watcher Pills, che accompagnino il lettore a saperne di più sulle sigarette elettroniche e su tutte le tematiche connesse. Le abbiamo realizzate in collaborazione con Anafe – Confindustria, l’Associazione nazionale produttori fumo elettronico, che da oltre 10 anni è impegnata nel contrasto al fumo. Qui sotto potete vedere la terza, dedicata all’approfondimento degli aspetti inerenti la salute.