Esteri

TikTok al bando negli uffici della Commissione europea

01
Marzo 2023
Di Daniele Bernardi

È di qualche giorno fa la decisione dell’Unione europea di vietare a tutti i dipendenti della Commissione Ue l’utilizzo di TikTok, ordinando a tutti di disinstallare l’applicazione dai propri dispositivi, come si legge in un’e-mail interna poi rilanciata da Euractiv.

“Per proteggere i dati della Commissione e aumentare la sua sicurezza informatica, il Consiglio di gestione aziendale della Commissione europea ha deciso di sospendere l’uso dell’applicazione TikTok sui dispositivi aziendali e su quelli personali usati per accedere ai servizi mobili della Commissione”. È quanto si legge nell’email. 

La scelta deriva da ragioni legate alla cybersicurezza e al timore che i dati immessi nella piattaforma non siano al sicuro: TikTok è una società cinese, soggetta dunque alle decisioni di un governo tutt’altro che democratico. Ad ogni modo, la Commissione valuta la possibilità eventualmente di tornare sui propri passi e permettere nuovamente ai propri dipendenti l’utilizzo dell’app, andrà altresì considerata tuttavia la possibilità di estendere quanto sta avvenendo anche ad altri social network.

La società risponde: “Il Governo cinese non ci ha mai chiesto acceso ai dati e se lo facesse non glielo accorderemmo”. Giacomo Lev Mannheimer, responsabile relazioni istituzionali di TikTok nel Sud Europa: «Proteggiamo i dati dei 125 milioni di persone che sono su TikTok ogni mese in tutta l’Unione Europea. Stiamo continuando a migliorare il nostro approccio alla sicurezza dei dati, anche attraverso la creazione di tre data center in Europa per conservare i dati degli utenti a livello locale, riducendo ulteriormente l’accesso ai dati da parte dei dipendenti e minimizzando il flusso di dati al di fuori dell’Europa». E per finire aggiunge «siamo una piattaforma globale, TikTok non è presente in Cina, i nostri dati non sono in Cina, il management non è in Cina. Gli investitori non sono cinesi».

Sebbene sia la prima, la Commissione europea potrebbe non essere l’unica istituzione di Bruxelles ad attuare questa normativa. Essa è al vaglio, infatti, anche del Parlamento europeo che attende in proposito la valutazione della Commissione.

E se i dipendenti non cedessero? Se non provvedessero ad eliminare l’applicazione dai propri dispositivi entro il 15 marzo, fanno sapere, ai dipendenti verrà proibito l’accesso ad alcuni servizi legati alla Commissione, come la casella di posta elettronica o i servizi di video-call.

Negli Stati Uniti, paese che da tempo ha iniziato un duro scontro su più fronti con la Cina, si era già discusso di applicare simili misure di prevenzione. Senatori e deputati di entrambi i partiti hanno avanzato la proposta di bandire TikTok da tutto il territorio Usa. Un’estensione, comunque, di quanto già approvato sul divieto di utilizzare il social cinese su smartphone e dispositivi governativi. Divieto che ha portato recentemente ad un ultimatum: “TikTok va disinstallato entro 30 giorni” hanno affermato dalla Casa Bianca.

ByteDance, società che possiede TikTok, ha già avanzato delle proposte al governo statunitense affinché rivedano queste misure, in nome di un maggior controllo interno e garanzie di trasparenza. Inutile dire che per il momento lo sforzo non sembra bastare a far cambiare idea ai politici americani.

Anche in Italia recentemente sono stati presi accordi tra le autorità governative e la compagnia, in particolare riguardo al trasferimento di dati verso la Cina, nel rispetto della già esistente normativa Ue. Ciononostante, proprio qualche giorno fa il Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo ha annunciato a La Repubblica che anche il Governo Italiano sta prendendo in considerazione provvedimenti simili a quelli della Commissione. “Su questo argomento si sta già impegnando il Copasir, ma è evidente che il mio ministero, avendo 3,2 milioni di dipendenti, è fortemente coinvolto. Le opzioni possono essere di muoversi come si è mossa la Commissione europea o eventualmente assumere una decisione diversa. È una scelta che non posso compiere in solitaria, mi devo confrontare con le altre istituzioni e insieme concorderemo una linea” ha detto Zangrillo.

Sempre dal governo però arrivano anche voci contrarie alla decisione della Commissione. Il Ministro dei Trasporti e Segretario della Lega Matteo Salvini accusa l’esecutivo europeo di censura e limitazione della libertà di parola: “Censurare? Vietare? Mettere il bavaglio a TikTok? A Bruxelles già ci stanno pensando, io sono sempre e comunque a favore della libertà di pensiero, di parola e di espressione e contro ogni censura. Controllare sì, vigilare sì, ma la censura non mi piace mai”.

In attesa di vedere come si sviluppare la vicenda in Italia, quello che è certo è che quanto attuato dalla Commissione e dal Governo statunitense costituisce un importante precedente. TikTok rischia di perdere molti introiti e una grossa fetta del suo pubblico, le cancellerie europee di veder peggiorare le relazioni con un partner diplomatico importante come la Cina.