Ambiente
Case green ed etichettatura del vino: l’Europa ci fa la guerra dov’è più forte?
Di Simone Zivillica
Direttiva case green ed etichettatura del vino. Due temi, questi, che infiammano il dibattito delle ultime settimane. L’origine della discussione potrebbe risiedere nel futuro prossimo. Da una parte le incombenze ambientali dei cambiamenti climatici che colpiscono più velocemente e duramente di quanto ci si potesse aspettare – ma che, forse, ci si sarebbe dovuti aspettare. Dall’altra, una congiuntura meno scientifica e più politica. Nel 2024, infatti, si voterà in Europa per il rinnovamento del parlamento e sarà probabile una riforma degli assetti di forze che siedono a Strasburgo che potrebbe replicare le spinte conservatrici registrate in molti degli stati membri. Questo significa, tra le altre cose, che quest’ultimo anno di maggioranza progressista-verde potrebbe vedere una voracità nell’emanazione di direttive e più in generale un impulso verso politiche ambientaliste e ultra-protettive verso i paesi dell’Europa centrale. Una lettura, questa, plausibile se si considerano, appunto, due tra le indicazioni date dall’Unione europea solamente nelle ultime settimane: l’etichettatura dei vini con le varie diciture di pericolosità per la salute (sulle orme della strada percorsa per il tabacco) e la direttiva case green, che tanto sta facendo discutere la politica e l’opinione pubblica.
Sul primo tema, quello dell’etichettatura del vino, va segnalata una presa di posizione netta del governo italiano, che almeno in questo sposa quella francese, ovviamente, e di altri paesi europei. In occasione della Prima giornata nazionale dell’alimentazione, nutrizione e cuore, il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida si è espresso nel merito dell’indicazione europea, chiarendone tutti gli aspetti da respingere e annunciando battaglia. «Stiamo contrastando, insieme ad altre nazioni, un modello che stigmatizza un prodotto in una nazione in cui quel prodotto non viene realizzato, e tenta non di spiegare e informare correttamente sui problemi dell’abuso, che va sempre contrastato, ma invece stigmatizza il prodotto chiudendo, di fatto, all’ingresso in quel mercato di quel prodotto, a nostro avviso in violazione dei trattati europei» – ha detto il ministro Lollobrigida. «Ricorreremo in tutte le sedi per arginare questo tipo di soluzione, che non è una soluzione per la salute degli irlandesi ed è un danno per le nostre imprese e per la fruizione, da parte anche del pubblico irlandese, di un prodotto di qualità come il vino assunto in giuste quantità» – ha concluso.
Alla stessa stregua, anche se su un argomento completamente diverso, la direttiva case green – o gli obiettivi del piano Fit for 55 – viene accusata da molti, soprattutto in Italia, di non considerare le particolarità dei singoli stati. Se l’Europa è fatta di nazioni, infatti, ognuna ha le sue particolarità e ognuna, affermano con fermezza i detrattori delle scelte del parlamento europeo a trazione all-green, va tutelata e promossa. Per farlo, questo sì, è necessario comunque impostare una road-map che punti alla decarbonizzazione mediante un processo che tenga conto delle particolarità ed esigenze singole. È questa la direzione indicata dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, nel corso del question-time dedicato in Senato. Secondo il capo del dicastero interessato, infatti, «sarebbe auspicabile una riforma generale dell’intera disciplina delle detrazioni fiscali, in quanto ad oggi eccessivamente frammentata, che garantisca un’adeguata permanenza temporale dei predetti bonus, che di solito sono oggetto di proroghe annuali o triennali». Non solo, il ministro ha specificato che nei negoziati con l’Europa «l’azione italiana sarà concentrata a rendere concretamente realizzabili i target di efficientamento energetico, in un percorso che tenga delle peculiarità del patrimonio edilizio italiano, molto spesso risalente nel tempo, ed in grande parte dislocato in contesti particolari, sia dal punto di vista della conformazione orografica, come i piccoli borghi montani, sia dal punto di vista dei vincoli paesaggistici ed ambientali, come i centri storici».
Nel merito, le opposizioni sembrano essere d’accordo in principio, ma contestano nei fatti un’opera definita “schizofrenica” da parte del governo. Sempre in occasione del question-time, dagli scranni del Partito democratico, il senatore Nicola Irto, componente della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici, è intervenuto ricordando come «l’Esecutivo abbia eliminato il superbonus che, insieme con altri incentivi fiscali, è servito a riqualificare gli edifici italiani dal punto di vista energetico, climatico, sismico, della sicurezza idrogeologica. Il governo è schizofrenico, mostra di non avere una visione complessiva e si contraddice nei fatti, il superbonus va fatto funzionare e non cancellato. […] Se si pensa che 12,42 milioni di immobili in Italia hanno più di 45 anni e ricadono nelle ultime classi energetiche. Non si possono mantenere gli impegni di neutralità climatica al 2050 senza continuare a riqualificare gli edifici» – ha concluso il senatore Irto.