Fill the gap
Costruire un futuro STEM per le donne
Di Cristiana Scelza
I grandi cambiamenti tecnologici che stanno trasformando il volto della società sono un’occasione importante per ripensare il modo in cui investiamo nel progresso e nel capitale umano: se vogliamo che le transizioni in atto migliorino concretamente il mondo in cui viviamo, dobbiamo impegnarci affinché tutte le risorse – nelle loro differenze – siano coinvolte e valorizzate. Il tema della parità di genere, che interessa in maniera trasversale tutti i comparti socio-economici, assume rilevanza soprattutto in ambito STEM (acronimo inglese di Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica), dove da qui ai prossimi anni si concentreranno le maggiori opportunità lavorative: mi riferisco, in particolare, al campo del cloud computing, dei big data, dell’intelligenza artificiale, della robotica – tutti settori attualmente caratterizzati da una forte presenza maschile.
Nella giornata internazionale delle ragazze e delle donne nella scienza, l’impegno comune è volto a sensibilizzare sui gap esistenti e a fare spazio al racconto di una scienza al femminile: penso alle professioniste STEM che hanno cambiato la storia, alle ricercatrici che ogni giorno studiano per innovarla, alle tante Matilda rimaste nell’ombra.
Le discipline STEM, sebbene sviluppino competenze molto richieste dal mercato del lavoro, sono ancora oggi caratterizzate da forti diseguaglianze di genere e influenzate da stereotipi e pregiudizi: nonostante le neuroscienze abbiano ampiamente smentito questo falso mito, la convinzione che le donne siano meno inclini agli studi tecnico-scientifici degli uomini continua ad essere fortemente radicata.
Come emerso dallo studio Drawing the Future (Chambers et al.), già alla fine dei sei anni le bambine smettono di immaginare un futuro nelle scienze: i pregiudizi di genitori, parenti e insegnanti vengono interiorizzati dalle più piccole, che finiscono per credere di non esser portate per le materie tecnico-scientifiche. In Italia, nonostante rappresentino oltre la metà dei laureati, sono ancora troppo poche le ragazze che scelgono un indirizzo di studi STEM. Nel 2021, solo il 19,0% di giovani donne si è laureato in materie scientifiche – contro il 40,1% dei ragazzi – e, se consideriamo le sole lauree in informatica e tecnologie ITC, proprio quelle che oggi sono maggiormente richieste, la percentuale delle ragazze che hanno conseguito il titolo universitario è solo del 15,2%).
Cosa fare, dunque, per ridurre il divario di genere nelle STEM? Una risposta – tra le possibili – è seguire una strategia basata su interventi a lungo e medio termine: da una parte, infatti, occorre agire per cambiare la cultura del Paese e innescare un circolo virtuoso, offrendo alle bambine nuovi modelli femminili a cui ispirarsi e indirizzando sempre più giovani verso la scelta di percorsi tecnico-scientifici; dall’altra, serve rimediare all’attuale carenza di risorse STEM, valorizzando le professioniste che hanno già maturato esperienza in quest’ambito, introducendo attività di upskilling e reskilling in linea con le future richieste del mercato e incoraggiando il reinserimento professionale delle donne STEM che hanno abbandonato il lavoro.
Secondo le stime dell’Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere, colmare il divario fra uomini e donne nelle professioni tecnico-scientifiche contribuirebbe a far crescere il PIL europeo pro-capite tra il 2,2 e il 3% nei prossimi 30 anni. Ma non è solo una questione di numeri e percentuali. Oltre al dato economico, c’è un aspetto etico che è impossibile ignorare. Tutti e tutte abbiamo bisogno di un mondo che sia rappresentato in modo inclusivo. Garantire la diversity nelle scienze e soprattutto nei team che si occupano di ricerca e sviluppo delle intelligenze artificiali è un buon modo per prevenire future discriminazioni: è solo assicurando una varietà di prospettive e sensibilità che possiamo arginare la riproduzione di pregiudizi e stereotipi.
La cura che metteremo nel costruire il nuovo mondo sarà fondamentale, così come fondamentale sarà il ruolo che affideremo – da qui ai prossimi anni – alle ragazze e alle donne nella STEM: incoraggiarle ad acquisire il linguaggio tecnico-scientifico equivarrà a dotarle di un passaporto universale, a rafforzare la loro libertà e forza di mettersi in gioco. È una sfida che non possiamo tardare a raccogliere: più il progresso sarà partecipato, più il futuro all’orizzonte apparirà equo e sostenibile.
CRISTIANA SCELZA
Cristiana Scelza, country manager di Prysmian Group, è laureata in Chimica e ha conseguito un Master in Business Administration presso la Kellogg School of Management. Dal 2022 Scelza è Presidente di Valore D, associazione di 330 imprese italiane che dal 2009 promuove l’equilibrio di genere in ambito professionale e la diffusione della cultura dell’inclusione a supporto dell’innovazione, del progresso e della crescita nelle organizzazioni del nostro Paese.
Cristiana Scelza, Presidente Valore D