L’approssimarsi dei propri figli al periodo adolescenziale porta molti genitori a chiedersi quale sia l’età giusta per dotare i ragazzi del primo smartphone personale. È un interrogativo legittimo e attuale che viene spesso accompagnato dal carico di responsabilità e dubbi che, comprensibilmente, accompagna la decisione di dotare il bambino o il ragazzo di uno strumento complesso e di non facile gestione.
Possedere uno smartphone, infatti, significa avere accesso a un universo di relazioni e possibilità utili e affascinanti, ma di certo non prive di rischi.
Fino a qualche anno fa si consigliava di non dotare i ragazzi di un cellulare personale prima del primo anno delle superiori, quindi intorno ai 13 anni e molti psicologi e pedagogisti concordano ancora oggi nel definire questo limite minimo, quand’anche il contesto relazionale che circonda il bambino (amici, compagi di scuola, parenti coetanei) sia già in possesso di un proprio telefono.
Quel che, però, appare evidente è che sul piano pratico le cose sono molto diverse.
In moltissimi casi i bambini ricevono il primo smartphone intorno ai 9-10 anni di età, generalmente come regalo per il decimo compleanno o per la prima comunione.
In taluni casi, tuttavia, l’età si abbassa, e di parecchio, come emerge chiaramente da uno studio del 2019 condotto da Panda Security in collaborazione con American Academy of Pediatrics stando al quale non sono poi così rare le occasioni in cui anche bambini di 4-6 anni sono dotati di un telefono proprio a cui possono accedere con una forte dose di autonomia sui tempi e le modalità di utilizzo.
In realtà è difficile definire un'età o una soglia temporale specifica che possa fungere da "limite sicuro", questo proprio perché, consegnando a un bambino uno smartphone, gli affidiamo un carico di responsabilità e fiducia che deve essere necessariamente commisurato alle fasi di sviluppo attese rispetto alla sua età e alla sua autonomia; regalare uno smartphone “personale” ne rende l’utilizzo diverso e ben più libero rispetto all’uso, ad esempio, di un tablet condiviso in famiglia.
Non solo, attraverso questa azione, che dal punto di vista sociale assume sempre più la forma di un vero e proprio rito di passaggio, apriamo la porta a una serie di occasioni passive (fruizione di contenuti) e attive (relazioni sociali digitali) che si svolgono in un contesto non certo confinato alle mura domestiche, ma che si espande nel meraviglioso, illimitato e al tempo stesso rischioso universo rappresentato dalla Rete Internet.
Proprio per questo motivo la valutazione va riferita alla maturità e alla consapevolezza che riconosciamo nei nostri figli più che a un limite astratto, il quale, appare evidente, potrebbe fungere da pericoloso scarico di responsabilità nella valutazione obiettiva del proprio figlio che ogni genitore dovrebbe operare in questa e altre simili circostanze.
Eppure, questo è un tipo di valutazione a cui siamo chiamati più volte durante le fasi di sviluppo dei nostri figli, quando, per esempio, consideriamo che sia giunta l’occasione di premettergli le prime uscite da solo o quando gli concediamo di fermarsi a dormire a casa di un amico, ma sono tantissime le circostanze in cui siamo messi di fronte alla scelta di dichiarare a noi stessi "è troppo presto" oppure "sì, è il momento giusto".
Traslare lo stesso tipo di approccio alla concessione del primo smartphone, avendo cognizione, è opportuno ribadirlo, di tutti i diversi aspetti che coinvolgono il suo utilizzo, appare il naturale approccio a un’occasione in cui siamo chiamati a decidere in prima persona nel nostro ruolo di genitori, sapendo che questo è solo il primo passo. Da quel momento in poi, infatti, saremo chiamati ad accompagnare nostro figlio in questa nuova avventura che consiste nel costruire insieme una consapevolezza digitale comune e condivisa.
Ultimo ma non certo ultimo, uno dei vantaggi legati al fatto che nostro figlio abbia con sé uno smartphone consiste di certo nella possibilità di poter comunicare con lui in qualsiasi momento e, di conseguenza, lui stesso possa contattarci se dovesse trovarsi di fronte a una qualsiasi difficoltà.
È importante ricordare, però, che questo non ci esime dal fornirgli tutti gli strumenti che, in assenza di uno smartphone, gli permetterebbero di gestire il problema in autonomia.
Risposte a domande del tipo “cosa faccio se mi perdo?” oppure “come devo agire se rimango bloccato in un ascensore?” devono far parte del patrimonio personale che i ragazzi costruiscono insieme ai genitori e che trovano un’arma in più nella possibilità di contattarli in qualsiasi momento. In questo modo potremo contribuire al loro crescere come adulti sicuri e indipendenti.
Fiorenzo Pilla
photo credits: Ohga!