Un farmaco salvavita. Si presenta così il Patto per l'Export presentato dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio alla Farnesina alla presenza dei ministri Gualtieri, De Micheli, Manfredi, Franceschini e Pisano, dei sottosegretari Manzella e Di Stefano, di Bonaccini, dell'ICE, del Gruppo Cdp, di SACE, SIMEST, Invitalia e Confindustria.
Perché il nostro export si è ammalato gravemente di Covid19, e ora merita una cura ricostituente da cavallo che deve tornare a correre. Il Patto deve infatti far fronte ai numeri desolanti annunciati lo scorso 5 giugno da Bankitalia. L'export italiano calerà nel 2020 del 16%, e sugli stessi numeri si manterrà la domanda estera.
"Se c'è una cosa che la pandemia non ha compromesso, è la grande domanda di Italia nel mondo", ha dichiarato di Maio. "E noi le andremo incontro. Ed è questo lo spirito del Patto per l'Export, e lo spirito con cui affrontiamo, tutti insieme, il periodo che ci apprestiamo a vivere. Una fase complessa e molto delicata, in cui ci sarà bisogno del massimo contributo da parte di tutti, della massima unione di intenti. Una fase che rappresenta una sfida enorme, ma anche un'opportunità".
Di Maio ha ragione e ha usato le giuste parole: la domanda di Italia nel mondo, cioé il desiderio nei confronti del nostro Paese è rimasto immutato anche nel periodo più duro dell'emergenza sanitaria. Ma la domanda economica, cioè la richiesta di beni e servizi italiani, guarda soprattutto ad altro: prezzo (leggi concorrenza spietata), qualità (e su questo la crisi alle porte sfiderà la creatività italiana ancora una volta) e servizi.
Il Made in Italy ad oggi all'estero ha sempre parlato a troppe voci, si è mosso in ordine sparso (diverse Regioni hanno fatto da sé in termini di promozione internazionale) e l'attuale crisi dovrà necessariamente rappresentare l'occasione di fare squadra.
E' il Patto per l'ora o mai più dell'export italiano.
Paolo Bozzacchi