Il pessimista si lamenta del vento, l’ottimista aspetta che cambi; il realista aggiusta le vele. Questa la fotografia del World Economic Forum edizione 53 di Davos in corso in Svizzera, dall’emblematico titolo “Collaborare in un mondo frammentato”.
Il vento della recessione economica, in attenuazione in autunno, ha ripreso a soffiare deciso. Due economisti su tre dei 2700 ospiti del Forum intervistati da un sondaggio del World Economic Forum vedono come “probabile” la recessione globale 2023, e quasi uno su cinque la considera “estremamente probabile”. E questa è senza dubbio percezione di un bicchiere mezzo vuoto.
Poi c’è il bicchiere reale, veramente mezzo vuoto, ben descritto dalla Banca Mondiale che ha corretto al ribasso le previsioni di crescita di tutto l’Occidente e del Medio Oriente e del Fondo Monetario Internazionale, secondo il quale un terzo degli Stati del mondo che avrà il segno meno davanti alla voce Pil entro la fine di quest’anno.
Non c’è dubbio che gli ottimisti aspettino che il vento della recessione si attenui decisamente, o per lo meno cambi direzione. E riguardo al potenziale cambio di direzione entriamo nel gran ballo della geopolitica che attualmente non dà buona musica. Torniamo al titolo del Forum di Davos: “Collaborare in un mondo frammentato”. Il conflitto in Ucraina sta per compiere un anno, senza passi decisi verso la pace. Il commercio internazionale soffre dei rapporti tutt’altro che idilliaci tra Stati Uniti e Cina, e in questo senso gli osservatori guardano con ottimismo all’incontro fisico (in presenza!) a Davos tra il vicepremier cinese, Liu He e la Segretaria USA al Tesoro, Janet Yellen. Proprio dalla cittadina svizzera arriva una novità: l’Arabia Saudita potrebbe porsi come intermediaria per favorire la comunicazione tra Cina e Stati Uniti. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze saudita, Mohammed al Jadaan che ha anche spiegato l’obiettivo dell’operazione: “evitare ulteriori tensioni geopolitiche” attraverso cooperazione e partenariato strategico. “Abbiamo un rapporto molto strategico con gli Stati Uniti e stretto rapporti con la Cina e crediamo di poter colmare il divario”. Intonato al titolo della kermesse di Davos: un caloroso invito alla collaborazione. D’altronde senza migliori rapporti commerciali tra USA e Cina l’economia globale è inceppata.
Dove cercare il bicchiere mezzo pieno
Anzitutto guardare alla voce inflazione. Negli USA arrivano i primi segnali di sgonfiamento della bolla inflattiva, con le Borse anche europee che stanno tirando un respiro di sollievo in questo senso. Non solo. Tornando al sondaggio a Davos, circa 7 economisti su 10 vedono l’inflazione diminuita già alla fine di quest’anno. Dolce musica di violini non solo per gli investitori ma anche per le grandi aziende, una tra tutte AB InBev presente al vertice di Davos con il Global CEO Michel Doukeris.
C’è poi la resilienza dell’economia dell’Eurozona. Certificata dal governatore della banca del Portogallo e membro del Consiglio Direttivo della Bce, Mario Centeno: “L’economia dell’Eurozona ci ha sorpreso di trimestre in trimestre e credo che il quarto trimestre 2022 sarà ancora probabilmente in territorio positivo e magari saremo sorpresi anche nel primo trimestre 2023”. Centeno ha anche sottolineato le differenze rispetto alla crisi del 2008, con aziende e banche che ora hanno bilanci molto più solidi e l’Europa che per la prima volta ha emesso titoli di debito comune.
Intanto non piove, e si spera che quando pioverà sarà solamente sana (ciclica) irrigazione del sistema. Ma questo dipenderà da quanto intanto si riesca a cambiare marcia in termini di proficua collaborazione internazionale. Che i realisti aggiustino le vele. In fretta.