Economia
Forum Davos 2023, una lunghissima lista senza i big del G7
Di Giuliana Mastri
A giudicare dai numeri e dai nomi non sembrerebbe. Ma questa è davvero, dopo tanti anni, una delle edizioni del World Economic Forum a Davos, in cui i classici toni ottimistici dei grandi convegni potrebbero sembrare innaturali. I potenti della terra, tra premier, ministri, banchieri centrali, dirigenti di organizzazioni e di multinazionali, si ritrovano da oggi fino al 20 gennaio nella località svizzera, meta dalla vocazione sciistica e turistica, dopo un 2022 che ha cambiato quasi ogni prospettiva – tra l’altro nell’anno nero delle borse mondiali e con il crollo delle criptovalute – mettendo in crisi proprio l’elemento basilare su cui poggia il senso del meeting: la globalizzazione.
Una globalizzazione, per ora turbata, dalle schermaglie tra Cina e Usa, dalle conseguenze del conflitto ucraino, dagli squilibri che si sono susseguiti sul lato dell’offerta e che ancora in parte restano dopo la pandemia. In un contesto geopolitico che sembra suggerire una nuova voglia di ristabilire paletti e aree di influenza ben definite. Non a caso, il tema scelto quest’anno è la “cooperazione in un mondo frammentato“, vero auspicio del presidente e fondatore del Forum, l’ingegnere e imprenditore tedesco Klaus Schwab. Il segnale che stavolta, nonostante le apparenze, non è come le altre, lo danno le pesanti assenze. Dei leader del G7, presenzierà solo Olaf Scholz, cancelliere tedesco. Macron diserta. Non si vedrà neppure uno degli affezionati sostenitori di Davos, Justin Trudeau, presidente del Canada. Ha accettato l’invito invece il premier spagnolo Pedro Sanchez. Joe Biden ha mandato una delegazione molto selezionata, ed è degna di nota la partecipazione del rappresentante per il Commercio Katherine Tai, la quale troverà il suo omologo cinese. Anche per l’Italia un gruppo stringato, non soltanto senza Giorgia Meloni, ma anche orfano del Ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il quale ha dato forfait per sopraggiunti impegni. Atteso, invece, il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara. Ha preferito declinare anche il primo ministro britannico Rishi Sunak, pur essendo uomo di finanza. Nessun dubbio invece che Tony Blair varcherà la porta, lui che non si è mai perso un’edizione del Forum. Figurerà pure l’attuale leader dei laburisti. Dicono perché stia lavorando alla sua futura premiership. Dunque per i principali primi ministri non è questo il momento di andare a Davos. Non tanto perché parlare sarebbe inutile, ma perché le masse lo percepirebbero come un atto poco incline agli interessi popolari, in un periodo storico in cui la diffidenza verso i rappresentanti del modello di sviluppo capitalistico-finanziario non accenna a diminuire. Meno scrupoli da parte della premier finlandese Sanna Marin e del primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, già confermati, in cerca di accreditamento internazionale. Il mondo mediorientale ed eurasiatico al contrario non si nasconderà. Ci si aspetta quest’anno una folta delegazione degli Emirati Arabi, presentati non come una petro-dittatura, ma come la realtà che ospiterà il prossimo summit sul clima.
Chi c’è
Come detto all’inizio, non si può comunque dire che sarà una riunione di famiglia. Arriveranno 2.700 leader mondiali da 130 Paesi, 52 i capi di Stato e di governo. Oltre alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, al vice Valdis Dombrovskis alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, fino ai commissari Gentiloni (Affari economici), Hahn (Bilancio), Simpson (Energia) e alla governatrice Bce Christine Lagarde, la quale parlerà venerdì 20 a un panel con la presidente del Fmi Kristalina Georgieva. In Svizzera sarà poi la volta del ministro delle Finanze del nuovo governo brasiliano Fernando Haddad, il quale dovrà convincere che il presidente Lula è ben saldo al comando. Assieme a Haddad anche la ministra dell’ambiente brasiliana Marina Silva.
I manager
Non mancheranno invece gli amministratori di Goldman Sach’s, Blackrock, Amazon e Meta (Facebook), oltre ovviamente ai colleghi di Google, Apple e Netflix. I manager italiani presenti sono Paolo Dal Cin di Accenture, Paolo Merloni del gruppo Ariston, Michele Crisostomo e Francesco Starace di Enel, Lucia Calvosa di Eni, Alexander Stubb del European University Institute, Mario Moretti Polegato di Geox, Andrea Illy di Illycaffè, Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, Nerio Alessandri e Erica Alessandri di Technogym, Andrea Orcel e Pier Carlo Padoan di Unicredit, Matteo Laterza di Unipol Gruppo, Arnold Puech Pays d’Alissac della World Farmers’ Organization. Tra i giornalisti, Federico Fubini del Corriere della Sera e Marco Zatterin de La Stampa.