Cultura

La musica (non) è finita

21
Aprile 2020
Di Redazione

 

“Cultura in crisi”, questo è l’allarme che comincia insistentemente – e faticosamente – a imporsi. Il lockdown ha decretato la chiusura di musei, teatri, cinema. Tutti gli eventi live in programma nei prossimi mesi sono andati in fumo e a un mese dall’emanazione del decreto per contenere la diffusione dei contagi da coronavirus, arrivano i numeri di uno dei settori più colpiti, quello della musica e dei diritti d’autore. 

Infatti, tra gli effetti economici generati sul mercato e l’effetto psicologico sulle abitudini delle persone, il virus indurrà un cambio di pelle di tutte le attività culturali.

Ne abbiamo parlato con Davide d’Atri, Amministratore Delegato di Soundreef, l’Ente di Gestione Indipendente che per primo in Italia ha sfidato il monopolio SIAE per la raccolta e la gestione dei diritti d’autore.

D’Atri parte dai numeri, che anche per questo comparto, fanno segnare un record, negativo: “dall'inizio dell'emergenza il nostro settore ha registrato il 100% di perdite per quanto riguarda il settore dei live, il 70% in quello della vendita di musica registrata, e il 40% nel segmento della pubblicità in TV, un po' per la contrazione degli investimenti da parte degli inserzionisti e un po' per il ritiro di diverse campagne, che sono state rimodulate alla luce della situazione attuale”.

Per essere completamente chiari: una società come Soundreef raccoglie e redistribuisce i proventi relativi ai diritti d’autore sulla proprietà delle opere degli artisti. Se la musica di questi ultimi non viene riprodotta né in concerti, né in streaming, né all’interno di bar e ristoranti, gli artisti non percepiscono nessun compenso.

Visto il lockdown era prevedibile – o quanto meno auspicabile – un aumento del consumo di musica sulle piattaforme online, e invece “le grandi piattaforme di musica in streaming sono utilizzate molto in mobilità, quando si va a correre o in ufficio, mancando questi momenti è cambiata la modalità di ascolto della musica e soprattutto al momento sembra si stia privilegiando l’ascolto di notizie sull’aggiornamento dello stato di crisi in tv”.

Questa è la fotografia di un mercato e di un indotto completamente paralizzato, con un impatto diretto su artisti, organizzatori di eventi, intermediari, collecting e non solo.

Ma, nonostante questo scenario, di una cosa l’AD di Soundreef è sicuro “quando si potrà ripartire, la music industry vorrà farlo in grande stile, e sono certo che tutti gli attori della nostra filiera si impegneranno per rendere questa ripartenza la più bruciante possibile. È vero, è difficile prevedere il pegno psicologico che dovrà scontare il comparto dell’intrattenimento dal vivo, per il quale probabilmente la ripresa sarà più lenta, ma non c’è dubbio che anche questo settore si riorganizzerà in fretta non appena il Governo darà green light”.

Detto ciò, d’Atri è ben consapevole che bisognerà accompagnare nella ripresa alcuni settori che hanno registrato perdite più pesanti rispetto a quello musicale ma sulle priorità per il comparto le idee sono chiare: “c'è un'esigenza di liquidità importante” – spiega il CEO di Soundreef – “il governo è intervenuto in questo senso per supportare le piccole e medie imprese. Speriamo che le misure previste siano sufficienti. In caso contrario, il nostro comparto rischia di trasformarsi molto velocemente in un enorme cimitero. Noi siamo riusciti ad anticipare a tutti coloro che nel 2019 non hanno superato i 10.000 euro di royalty di incasso, il 50% di quanto maturato lo scorso anno, ci rendiamo conto che è una goccia nell’oceano ma volevamo subito supportare i piccoli e medi artisti che hanno per primi sentito l’effetto di questa crisi. Al momento stiamo pensando ad altre iniziative, concentrandoci nel miglioramento degli strumenti tecnologici a nostra disposizione per rendere le ripartizioni ancora più rapide, in modo da dare ossigeno agli artisti il prima possibile”

La speranza per il futuro è una per d’Atri, ossia che “terminata l’emergenza torni la vivacità che si stava sviluppando intorno al mercato dell'intermediazione dei diritti d'autore, cosa che prima non esisteva. Abbiamo trovato interlocutori molto reattivi e sensibili al cambiamento – penso al settore dei live e a quello radiotelevisivo, dove ormai le doppie rendicontazioni sono all'ordine del giorno.”

 

Intervista di Rossella D’Alessandro pubblicata su Il Giorno Dopo

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