Innovazione
Mastodon, ecco il social anti-Twitter che raccoglie i suoi esuli
Di Giampiero Cinelli
Il mondo social è in subbuglio da quando Elon Musk ha acquisito Twitter. Il paventato rischio di viraggio della piattaforma verso posizioni troppo conservatrici e il cambio di politiche gestionali, sta portando molti utenti a considerare altri spazi virtuali. In questi giorni, in rete è circolato molto il nome di Mastodon, un social network nato nel 2016, simile a Twitter nel suo modello, e basato sul concetto di decentralizzazione e federazione. Nell’ultima settimana di ottobre Mastodon ha accolto 18.000 nuovi utenti, arrivando a toccare quota 381.000 profili attivi.
Nelle diverse nazioni ognuno può aprire un server open source e affiliarsi a Mastodon, che non ha algoritmi, dunque non favorisce la formazione di bolle (le famose “echo chamber”). Si divide in stanze (chiamate “istanze”) basate su argomenti di riferimento, secondo la preferenza dell’utente, il quale può scegliere se discutere con i suoi amici o con contatti sconosciuti. In Mastodon c’è una policy di comportamento e buona convivenza.
I “toot” (l’equivalente dei “tweet”) hanno la stessa rilevanza e appaiono in ordine cronologico. In ogni momento possiamo entrare in un’altra stanza. Nella Federazione si può ascoltare quello che si dice all’interno della casa (il “Fediverso”). I costi dell’abitazione sono finanziati dal crowdfunding, con donazioni degli utenti. Attualmente i server Mastodon sono più di 3.000, costruiti e collegati tra loro con il protocollo ActivityPub.
La stanza Mastodon dedicata agli utenti di lingua italiana è mastodon.uno con attualmente 22.000 utenti attivi. Di conseguenza è dovuto passare da avere un server con 20 CPU Processing Threads, un Database di 20 GB e 200 GB di Media Storage a uno con 195 CPU Processing Threads, un Database di 100 GB e 1000 GB di Media Storage. Il Server infatti è in continuo aggiornamento ed entro l’anno uscirà la versione 4.0 di questo social network. I gestori dicono che sono pronti ad accogliere gli “esuli dell’uccellino blu”.
Twitter intanto deve ora confrontarsi con il rischio di non poter andare avanti, vista una raccolta pubblicitaria troppo bassa (3,15 miliardi contro i 115 di Meta) e la minaccia di dimissioni di massa. Ora Elon Musk sembra voler rivedere le sue direttive sullo smart working, dopo che aveva intimato a tutti il ritorno alla presenza costante in azienda.