Politica

Consigli non richiesti al Pd, la “chiamata dello straniero” è sempre un autogol 

14
Novembre 2022
Di Daniele Capezzone

Armati di ragionevolezza e buona fede, si possono sostenere anche tesi molto diverse rispetto alla querelle in corso tra Italia e Francia sul delicatissimo dossier dell’immigrazione. 

Si può affermare (è la tesi di chi scrive queste righe) che il governo italiano abbia pienamente ragione, che abbia fatto bene a tenere il punto, e che semmai – nei diversi appuntamenti europei delle prossime settimane – farà bene a chiedere un cambio di paradigma: il punto non è la redistribuzione (finora di fatto non avvenuta, se non su numeri irrisori) degli aventi diritto d’asilo, cioè del 7-8% in media di coloro che sbarcano; al contrario, la questione ben più ampia (nel senso che riguarda l’altro 92-93%) è la difesa dei confini esterni dell’Unione europea per ridurre complessivamente gli sbarchi, e per evitare che l’arrivo dei migranti economici avvenga in quantità incontrollate e con “criteri” decisi dagli scafisti. Sarebbe invece interesse dell’Unione e di ciascun paese – ovviamente con numeri contenuti – fissare flussi di migrazione legale in stretta connessione con le esigenze del mercato del lavoro. Ci servono lavoratori in agricoltura, nei servizi alla persona, in altri comparti? Si facciano entrare persone dotate di quegli “skills”, con regolare contratto, e sarà un bene per tutti. 

Da sponde opposte (e con altrettante buona fede e ragionevolezza), si potrebbe obiettare che, pur in presenza di queste valide ragioni dell’Italia, il nuovo governo non debba esagerare nell’alimentare la polemica. Sui tavoli europei abbiamo già molti fronti aperti, e non abbiamo bisogno – in partenza – di cumulare ostilità.

Giova ripeterlo ancora: senza pregiudizi, senza incanaglimento, con spirito costruttivo, si può sostenere tutto, e pure una critica al governo – se articolata e non gratuita – può essere d’aiuto. Ma guai (questo è il problema del Pd e della sinistra italiana) a dare la sensazione di giocare contro il proprio paese, di fare sistematicamente sponda rispetto ad altre capitali, di ricorrere anzi alla “chiamata dello straniero” come metodo per far fronte alle sconfitte elettorali subìte. 

Il Pd non ha davvero bisogno dei nostri consigli, nel senso che sa benissimo sbagliare da solo: ma la sequenza di interventi televisivi, di dichiarazioni, di interviste, in cui esponenti della sinistra sparano a palle incatenate contro il governo e sembrano correre in soccorso di Emmanuel Macron e dei suoi ministri rafforzano la sensazione in larga parte degli elettori italiani che il Pd sia stato, sia e punti a essere il terminale di attori e aspiranti commissari esteri ed esterni. Magari è una sensazione sbagliata o infondata (ce lo auguriamo): ma il compito di politici intelligenti sarebbe anche quello di contrastare le sensazioni eventualmente errate di quote consistenti degli elettori del proprio paese.

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