Nessuno con i numeri per governare. Ancora una volta. E' questo l'esito molto incerto delle quarte elezioni politiche in quattro anni in Spagna. I vincitori delle elezioni sono da un lato il Partito Socialista (PSOE) che ha ottenuto il 28,3% dei voti, dall'altra la destra radicale anti-immigrazione di VOX, che è diventata la terza forza politica di Spagna e ha raddoppiato il consenso. In mezzo ci sono i Popolari (secondi in classifica) che hanno di poco superato quota 20%, rigudagnando 22 seggi (portandosi a 88) rispetto alla ultima tornata.
Il leader socialista Pedro Sanchez riceverà formalmente l'incarico per formare il governo. Ma riuscire a governare sarà comunque molto dura. Mai nella storia del Parlamento spagnolo il primo partito ha infatti portato a casa un numero così basso di seggi (123). Mentre ce ne vogliono 176 (lo ricordiamo) per la maggioranza assoluta in Parlamento. Dunque ancora una volta non ci sono per nulla i numeri per governare agevolmente, a meno di alleanze più o meno probabili. Il PSOE di Pedro Sanchez ha subito sgombrato il campo, facendo sapere di aspirare ad un "governo a carattere progressista", cioè a non puntare ad una Grosse Koalition con i Popolari. L'impegno dei Socialisti è quello di "cercare di articolare questa realtà complessa per porre un governo a carattere progressista, "perché la destra continua a non assumersi le sue responsabilità".
Il vincitore morale delle consultazioni spagnole è senza dubbio Vox. Il partito di destra ha raddoppiato il consenso, portando a casa il 15,2% dei voti, forte di una posizione nettamente contraria all'indipendentismo Catalano, con il 15,2%. Vox ha largamente battuto Podemos, che ha ottenuto il 10,7% (passando da 35 a 28 seggi). Ma Podemos rimane comunque imprescindibile per la formazione di un esecutivo progressista.
Capitolo a parte per gli Indipendentisti Catalani, che esultano per la storica conquista di 23 seggi nel Parlamento nazionale, forti del 43% dei consensi ottenuti in Catalogna.