Politica

Gli appelli del Governo in vista delle urne

19
Gennaio 2018
Di Redazione

 

Partiti, gruppi e movimenti politici hanno tempo fino a domenica per presentare al Ministero dell’Interno la composizione definitiva delle liste di candidati alle elezioni di marzo. La scelta dei candidati nei collegi rappresenta una partita delicatissima che inciderà profondamente sull’assetto del prossimo Parlamento nonché sulla presa dei singoli leader politici sui rispettivi gruppi parlamentari. È un dato che non va sottovalutato, soprattutto per una legislatura che potrebbe rivelarsi una delle più balcanizzate della storia repubblicana (cfr. grafico). In attesa di conoscere le carte dei partiti e i loro programmi di governo ufficiali, c’è da registrare il doppio appello agli elettori lanciato dai due più influenti esponenti dell’esecutivo, il premier Gentiloni e il ministro dell’Economia Padoan. Per l’inquilino di Palazzo Chigi, il voto di marzo non deve mettere in pericolo i segnali di ripresa concreti e tutto sommato stabili provenienti in questa fase dall’economia italiana. A preoccupare Gentiloni sono gli interventi paventati in queste settimane su autentici “pilastri del nostro sistema” come fisco e pensioni da parte delle forze politiche.

In ballo non c’è solo da rintuzzare i prevedibili assalti di centrodestra e populisti, bensì l’idea accarezzata persino all’interno dello stesso Pd per un “ritorno a Maastricht”, con il rilancio della spesa pubblica fino al limite del 3% nel rapporto deficit-Pil. Se è vero che la questione economica sarà determinante per l’esito della campagna elettorale (il leader Cinquestelle Di Maio, ad esempio, propone di finanziare la ripresa sforando il limite del 3%), per il Nazareno si tratterà di mettere a frutto il consenso trasversale del premier con le ragioni del voto e della rincorsa a M5s e centrodestra negli indici di gradimento degli italiani. Di “battaglia” fra “costruttori e demolitori” ha parlato invece il ministro Padoan, che invoca la continuità contro l’approdo a Palazzo Chigi di un governo antieuropeo e il rischio che in questo modo Roma finisca per essere esclusa dalle decisioni strategiche di Parigi e Berlino per il futuro dell’Ue. In Italia non se ne parla, ma Francia e Germania si apprestano infatti a ridisegnare le regole di bilancio e nel rapporto fra banche e debito pubblico per l’area euro.

 

Alberto De Sanctis