In Parlamento

Ciani (Demos): “Priorità a legge sulla cittadinanza e poteri per Roma capitale. Nel csx serve campo largo”

21
Ottobre 2022
Di Alessandro Cozza

Paolo Ciani, Segretario Nazionale di Demos, da sempre parte della comunità di Sant’Egidio, negli ultimi anni grande protagonista della vita amministrativa a Roma e nel Lazio. Ora, da neoeletto alla Camera dei Deputati con la lista del Partito Democratico, può portare tutta la sua esperienza in Parlamento. Dalla legge sulla cittadinanza passando per l’emergenza Covid fino alla mobilità sostenibile, Ciani racconta A The Watcher Post le priorità per la nuova legislatura e la sua idea di prossime alleanze.

Partiamo proprio dal principio. Volontario di Sant’Egidio da quando aveva 14 anni, cosa porta con sé di questa esperienza e in che modo questa attività ha caratterizzato il modo di vivere e interpretare il suo impegno per la cosa pubblica?
«L’esperienza con la Comunità di Sant’Egidio mi ha aiutato a guardare le città, l’intero Paese, la società, il mondo, dalle periferie e con gli occhi dei più fragili. Perché la realtà si capisce meglio dalle periferie, quelle geografiche ed umane, quelle urbane e quelle globali. E grazie a questo ho maturato la convinzione, che ho poi tradotto in impegno politico, di volermi impegnare a costruire una società che sia a misura di fragili per essere quindi a misura di tutti. Purtroppo molti politici non vivono in prima persona i valori a cui si richiamano, strumentalizzano le situazioni e vanno avanti a colpi di slogan privi di contenuto. Il tema della credibilità e della testimonianza è fondamentale per la politica, almeno nella mia esperienza personale questa è stata la cifra della mia candidatura e credo abbia funzionato. Quello che porterò con me da questo mio vivere in mezzo alla gente è che dinanzi alle mille difficoltà delle persone, si fugge la “fatica sociale” di provare a conoscere, a cercare soluzioni, ad accompagnare. Certo è lungo, spesso è difficile, talvolta è senza successo: ma è l’unica via umana e giusta per provare a porsi verso l’umanità dolente del nostro Paese (nella speranza di non trovarci noi un giorno parte di quel popolo, come ci ha mostrato la guerra in Ucraina)».

“La persona al centro”, ha sempre detto che non era un semplice slogan ma una promessa. Quali sono i primi impegni di Paolo Ciani Deputato della Repubblica? Da dove si parte e su quali temi si impegnerà maggiormente?
«Gli italiani sono alla ricerca di risposte in un momento di crisi: è la prima volta che si è votato con una pandemia in atto e una guerra che ci coinvolge direttamente. Serve più attenzione alla persona comune: la promessa che manterrò è quella di restare legato al territorio che mi ha eletto e riserverò del tempo per l’ascolto, nei quartieri. Come ho già fatto nei miei precedenti incarichi istituzionali mi impegnerò su temi a me molto cari: c’è una legge sulla cittadinanza da portare a casa; una riforma della famiglia iniziata con il family act da finalizzare; poi ci sono gli anziani e tutto il tema della deistituzionalizzazione, offrire loro la possibilità di essere curati a casa e quindi potenziare le cure a domicilio come aveva cominciato a fare il Governo Draghi. Con riferimento poi al mio luogo di elezione, il collegio uninominale di Roma centro, vorrei che questa legislatura portasse a termine la legge su Roma Capitale, che le dia i poteri necessari per gestire una grande Capitale come avviene nel resto del mondo. E poi c’è l’ambiente, voglio stare accanto ai giovani e combattere con loro per un pianeta più pulito, ce lo chiede anche il Papa che con la sua enciclica Laudato si ha scritto un vero e proprio manifesto politico che abbiamo fatto nostro».

La nuova legislatura è partita solo da qualche giorno e già non sono mancate le polemiche. Come giudica i primi passi della maggioranza sulle nomine dei presidenti dei due rami del Parlamento e sulla composizione del Governo?
«Occorre distinguere quello che è successo alla Camera da quello che è successo in Senato. In quest’ultimo caso la maggioranza, che ha vissuto il suo primo momento di difficoltà, non aveva i voti per eleggere da sola il proprio candidato, il Senatore Ignazio La Russa e purtroppo una parte della minoranza, per altro anche nascosta, ha deciso di supportare questa scelta, dando a mio avviso un pessimo segnale. Alla Camera questo non è accaduto. Ad ogni modo ancora non è cominciato un vero lavoro di incontro delle opposizioni, tra l’altro è abbastanza una novità quella di avere all’opposizione tre forze che possiamo comunque definire molto diverse tra loro. È importante cominciare a dialogare, cosa che è stata fatta per esempio per l’elezione dei vicepresidenti nei giorni scorsi. Per quanto riguarda il nome, quello di Lorenzo Fontana, ho sentito dei commenti molto duri nei suoi confronti, personalmente penso, e spero, che “il ruolo faccia l’uomo” e che nonostante si sia caratterizzato in passato su posizioni molto estremiste, che evidentemente non condivido, entri in un ruolo veramente istituzionale e di garanzia che la Costituzione gli attribuisce, lo stesso vale per l’On. La Russa».  

Da maggio 2021 presiede, in Regione Lazio, la commissione speciale “Emergenza Covid-19”. Questa pandemia ha stravolto tanti aspetti della nostra vita, tra questi anche l’approccio alla sanità che oggi tende sempre più ad una visione “One Health”. Come può cambiare in quest’ottica il modello di assistenza territoriale?
«Qualcuno ha parlato della pandemia come di una livella ma così non è stato, anzi ha colpito in maniera iniqua la popolazione. Per questo occorre ripartire da queste differenze, pensare a servizi che vadano incontro e prevengano i bisogni e che non aspettino gli utenti allo sportello. Un servizio che intercetta e risolve i problemi delle persone, specialmente le più fragili. In questo senso rivendico alcune battaglie, talune delle quali divenute norme altre purtroppo non ancora, che vanno in questa direzione: monitoraggio per gli anziani ultraottantenni, infermieri di famiglia e comunità, la legge sull’invecchiamento attivo, sui caregiver familiari. Sono tutte sfide che dobbiamo impegnarci a vincere nei prossimi anni. Occorre una svolta nell’integrazione socio sanitaria, anche nel rapporto tra Regione e Comune: servizi che restituiscano dignità e diritti a persone che troppo spesso sono emarginate e vittime della cultura dello scarto».

La Regione Lazio è stata una delle più innovative e performanti nella gestione dell’emergenza sanitaria anche grazie ad un importante sforzo digitale. Quanto può essere utile sviluppare la sanità digitale e quanto può essere di supporto al futuro sistema di medicina di prossimità?
«Sicuramente la pandemia ci ha insegnato che scienza e innovazione sono nostri alleati. Nonostante il momento drammatico che abbiamo vissuto e la confusione iniziale sulle decisioni da prendere, il Lazio ha saputo affrontare la gestione della pandemia in maniera egregia, tanto che si è parlato di “modello Lazio”. È evidente, e durante la pandemia lo è stato ancor di più, che tutto ciò che può aiutare a rendere più agevole, sicuro e protetto – non va sottovalutato il tema della privacy e della gestione dei dati personali – l’accesso alla sanità sia da parte degli utenti che del personale è cosa buona e utile. Evitare di far spostare le persone, spesso anziani o disabili e fare lunghe file agli sportelli e se possibile mandare referti, risultati, analisi in altro modo o farli risultare su una cartella clinica digitale credo sia la strada da percorrere, non dimentichiamoci però che non tutti hanno la possibilità di avere un pc o uno smartphone, quindi è giusto potenziare entrambe le vie».

Uno dei temi principali dell’agenda della pubblica amministrazione di oggi è sicuramente la mobilità sostenibile. In questo senso la sharing mobility ricopre un ruolo importante sul quale anche la città di Roma, dove lei è consigliere comunale, è impegnata a dare risposte concrete. In che modo si può regolamentare l’uso dei mezzi di trasporto in condivisione come monopattini e biciclette? Basta ridurle o servirebbe trovare regole chiare? Quali potrebbero essere?
«In Comune abbiamo indetto un nuovo bando, a partire dal 1° gennaio 2023, gli operatori della sharing mobility passeranno dai 7 attuali a 3, e i mezzi da 14.500 a 9mila, di cui 3mila nelle zone centrali e i restanti equamente divisi tra gli altri Municipi. Anche le e-bike diminuiranno e passeranno da 12.500 a 9mila. Poi dovremo individuare le nuove aree no parking e quelle in cui realizzare stalli, visto che quello del parcheggio è uno dei problemi più sentiti in città insieme con il passaggio dei mezzi sui marciapiedi. Razionalizzare al momento è apparsa la scelta più facilmente percorribile per cercare di controllare meglio il parco della mobilità alternativa, una volta avvenuto un passaggio che definirei anche culturale sullo spostamento, che a Roma vede sempre al primo posto preferire la propria automobile, creando più sistemi di sicurezza, strade ciclabili e norme chiare sulla viabilità, sicuramente dare la possibilità a più persone possibile di usufruire di questi mezzi è la scelta migliore».

Infine, un passaggio sulla politica delle alleanze. Proprio pochi giorni fa Demos ha deliberato che parteciperà con una propria lista alle prossime elezioni regionali e ha fatto sapere che auspica di presentarsi al voto con la stessa compagine che oggi Governa la Regione che va dal terzo polo fino ai cinque stelle. Pensa che quello del cosiddetto campo largo debba essere la strada da seguire anche a livello nazionale o ipotizza altri scenari?
«Sono molto convinto che la strada sia quella anche a livello nazionale. Con il Movimento 5stelle il dialogo si è aperto sulla nomina delle vicepresidenze e mi auguro possa andare avanti serenamente anche su altri temi. Italia Viva e Azione devono provare ad uscire dal leaderismo che li caratterizza, per esempio ascoltando anche cosa pensano i propri aderenti a livello locale, e provare a pensare a costruire ad un percorso comune con il resto dell’opposizione. La politica è arte unitiva oppure è contrapposizione sterile. Mi auguro si vada in questa direzione».

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