Economia

Crediti da recuperare per lo Stato. Franco chiarisce cifre e modalità

19
Settembre 2022
Di Giuliana Mastri

L’ultima conferenza stampa del Premier, o almeno così si dice, è stata anche importante per chiarire una questione inerente ai conti dello Stato, dopo la polemica fatta scaturire da Giulio Tremonti su Il Giornale. L’ex ministro e candidato di Fratelli D’Italia aveva parlato di Amco, la società a capitale completamente pubblico atta al recupero dei crediti deteriorati. Secondo Tremonti nel Decreto Aiuti Bis, c’è un emendamento approvato che dispone l’acquisto da parte di Amco di 250 miliardi di crediti deteriorati relativi ai prestiti con garanzia statale alle piccole e medie imprese degli ultimi due anni, in virtù della sospensione della disciplina europea a causa del Covid. Dopo tali dichiarazioni, si era temuto rispetto all’aumento del debito pubblico, essendo questi crediti per altro stati giudicati “morti” nell’intervento dell’economista.

Il ministro dell’economia Daniele Franco ha spiegato che Amco ha avuto il 26 Agosto approvazione da parte dell’Ue di creare questa piattaforma dove far confluire i crediti, ma sarà un’operazione priva di rischio perché avverrà solo a determinate condizioni. Amco emetterà delle obbligazioni che il mercato valuterà se sottoscrivere e con le risorse ottenute comprerà i crediti. Il ministro ha anche detto che la somma non è superiore a 200 miliardi, ma ne comprende in realtà solo 10. «Con i 250 miliardi forse si faceva riferimento all’intera massa dei crediti garantiti che sono oggetto del Fondo Pmi. L’operazione non costituisce debito e non muta le condizioni dei prestiti e gli importi garantiti», ha detto il ministro.

Inoltre non ci sarebbe violazione delle norme sulle concorrenza. L’operazione è dunque su base volontaristica e condizionata all’interesse del mercato. Sul bilancio di Amco si tratterà di «fondi destinati e segregati». Giulio Tremonti ha ritenuto comunque che un provvedimento importante come questo sarebbe dovuto essere oggetto di più attenta discussione parlamentare e che non fosse il caso di lasciarlo in eredità al governo quasi a sorpresa. Il governo, ad ogni modo, ha chiarito ampiamente la sua posizione.

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