Politica

Governo: a forza di litigare ci si sposa

31
Luglio 2019
Di Redazione

Il Diavolo e l'Acqua Santa. Anche se qualche volta Dio prima li fa e molto dopo li accoppia…

La Lega e il Movimento 5 Stelle sembrano una coppia di fidanzati sempre in crisi sull'orlo della separazione. Poi la storia tra Salvini e Di Maio magicamente va sempre avanti, e sono in molti a pensare che siano proprio le visioni così diverse, le differenze culturali e politiche a tenerli uniti, molto più della mera sete di potere. "Va a finire che a forza di litigare si sposeranno", diceva mia nonna. 

Ma su cosa litigano? Più Stato contro più mercato, meno tasse per i lavoratori pubblici (leggi diminuzione del cuneo fiscale) contro meno tasse per le imprese e le Partite IVA (flat tax e pace fiscale), più ambiente a costo di qualche sacrificio economico contro più ambiente purché le imprese possano adeguarsi crescendo, più Unione Europea contro meno Unione Europea.

L'esperienza del governo Conte è come chiedere a John Maynard Keynes di sedersi a tavola con Adam Smith per trovare la quadra delle loro visioni economiche opposte. Sarebbe del tutto normale se la cena finisse anzitempo, ma non sorprenderebbe se i due geni scoprissero insieme una nuova teoria economica. Nel caso di Salvini e Di Maio politica. 

Salvini ha molta più esperienza politica di Di Maio e la scuola di Bossi e Berlusconi hanno lasciato segni evidenti su di lui. La Lega è un partito molto più strutturato anche a livello locale rispetto al Movimento 5 Stelle, con decine e decine di Paarlamentari e Consiglieri Regionali e Comunali alla prima esperienza Istituzionale di livello. Ed è grazie a questi due fattori che il leader della Lega fa pesare quotidianamente questo vantaggio competitivo.

Di Maio spesso rincorre Salvini (sia mediaticamente che politicamente) e talvolta non riesce a dare visibilità adeguata alle numerose iniziative parlamentari del Movimento. Fatica. Il leader del Movimento ha a che fare da molto vicino con la crisi economica. Gestisce decine di tavoli aperti al MISE con imprese in crisi. E per questo rischia di rimanere più antipatico perché ricorda a tutti gli italiani le loro tasche sempre più vuote dal 2008 ad oggi.

Salvini invece surfa sull'attualità. Senza moto d'acqua. Grazie alla carica di Ministro dell'Interno può cavalcare senza scavalcare qualsiasi onda di cronaca estiva (anche giudiziaria). Può parlare della sagra del cinghiale di Monte X senza sembrare inadeguato, e dribblare agevolmente grane di politica internazionale, come il caso dei presunti finanziamenti russi alla Lega, distraendo l'attenzione dei mass-media con qualche uscita ad effetto da leghista della prima ora (ricordate l'ampolla nel Po?). 

Non è la nuova politica nell'era dei social media. E' più semplicemente la politica che rispecchia la società di oggi, dove l'apparenza e l'immagine contano sempre di più rispetto alla sostanza.

Dopo l'estate, però, arrivano le nuvole nere di una Finanziaria da decine di miliardi che metterà nuovamente in moto la macchina dello scaricabarile. La cena tra Keynes e Smith continua.

 

Paolo Bozzacchi

 

  
 

 

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