In Parlamento
Focus Torino #3. Appendino (M5S): «Le priorità? Giustizia sociale, salario minimo, sostenibilità ambientale e diritti civili»
Di Andrea Maccagno
Una volta sindaca, sempre sindaca. È difficile pensare a Chiara Appendino in un’altra veste, eppure è stata scelta da Conte tra i nomi del suo listino personale per le prossime Politiche e sarà – quasi senza timore di essere smentiti – una delle deputate di punta del Movimento 5 Stelle della prossima Legislatura.
Anche per questo, nel nostro viaggio tra i candidati di Torino, non potevamo non raccogliere la sua voce. Dopo quella dell’Onorevole Montaruli del centrodestra e dell’Onorevole Ruffino per Azione, è allora il turno di Appendino, che a The Watcher Post delinea i punti della sua agenda per gli anni a venire: giustizia sociale, salario minimo, sostenibilità ambientale e diritti civili. È su questi ultimi che mostra la maggior tenacia: «Mi candido perché, certi diritti, è possibile garantirli solo approvando le leggi necessarie in Parlamento. Penso ad esempio allo ius scholae, al matrimonio egualitario, al riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali, all’eutanasia e alla legalizzazione della cannabis».
Chiara Appendino com’è tornare alla politica elettorale dopo un anno ai box?
«Emozionante. Negli ultimi mesi ho avuto la fortuna di potermi dedicare alla mia famiglia, restituendole il tempo sottratto per via del mio impegno da Sindaca: è stato rigenerante. Scegliere di candidarmi è stata una decisione ponderata e rapida allo stesso tempo. Quando si è capito che saremmo andati a votare ci ho riflettuto bene, ma alla fine la possibilità di rimettermi in gioco con il Movimento per le battaglie in cui credo e per il mio territorio ha reso la scelta naturale».
Il Movimento 5 Stelle nell’ultima legislatura ha subito molteplici scissioni. Non teme che la leadership di Conte possa portare ad una maggiore coesione del gruppo parlamentare ma, allo stesso tempo, ad una sostanziale irrilevanza politica?
«Penso che la scelta – sbagliata – di chi ha abbandonato abbia dato nuova linfa e coesione al Movimento 5 Stelle: si percepisce anche dall’entusiasmo di queste settimane. Vedremo il risultato elettorale, ma il nostro obiettivo non sarà mai una percentuale da raggiungere, quanto piuttosto le battaglie da combattere per la giustizia sociale, il salario minimo, la sostenibilità ambientale e i diritti civili».
Ritiene l’alleanza con il Partito Democratico definitivamente tramontata?
«Già alle ultime amministrative avevo cercato di capire se ci fossero le condizioni per un accordo locale, ma al PD è mancato coraggio e si è chiuso in se stesso. Noi siamo sempre pronti a dar battaglia insieme alle altre forze politiche a cui interessano i temi che proponiamo, ma in questo caso Letta ha combinato un vero e proprio pasticcio, rinnegando il governo Conte II per sposare l’agenda Draghi e mettendosi nelle mani di Calenda: si è visto poi con quale successo. Il tutto per arrivare a rinnegare finanche l’accordo con Bonelli e Fratoianni, dichiarando che non farà un governo coi suoi alleati. Un atteggiamento ondivago che ha avvantaggiato il centrodestra».
Da sindaca a deputata: come pensa cambierà il suo approccio alla politica ed al territorio?
«L’approccio è lo stesso, basato innanzitutto sull’ascolto delle persone. Anche l’obiettivo rimane quello di riuscire a incidere positivamente sulla qualità della vita dei cittadini. Sembra una banalità, ma è un lavoro estremamente impegnativo. Sicuramente cambiano gli strumenti, anche se è difficile far comprendere il salto. Le faccio un esempio: quando incontro le persone al mercato, molte pensano che io mi candidi per il Comune o mi fermano per chiedermi appuntamento per un problema con la casa popolare. Come tutti i sindaci, sono stata il riferimento per i cittadini, esposta quotidianamente in prima linea: oggi invece mi candido per migliorare le norme a livello nazionale, consapevole di quanto possano fare la differenza a livello locale».
Lei si candida all’uninominale di Torino nord, che le permise di vincere il ballottaggio del 2016 salvo poi passare al centrodestra. Riuscirà il Movimento 5 Stelle a recuperare quei consensi?
«Il centrodestra oggi è certamente più forte nelle periferie delle grandi città e in provincia, dove è più consistente il legittimo disagio delle persone. La destra parla di temi sentiti, ma le loro proposte sono dannose, privilegiano chi ha di più a scapito di chi ha di meno: ricordo che la Meloni vuole cancellare il reddito di cittadinanza e Salvini vuole la flat tax. In questi quartieri bisogna presentarsi con credibilità, fornendo risposte concrete a problemi irrisolti e sedimentati. Qui, per esempio, le destre proponevano di sgomberare i campi rom e le occupazioni abusive con le ruspe. Noi li abbiamo sgomberati, ma con un metodo umano, che è diventato modello nazionale. E ora le persone che non potevano più aprire le finestre a causa dei roghi giornalieri nel campo di via Germagnano vivono meglio nel loro quartiere. Il problema sorge nel momento in cui quelle istanze delle periferie, che sono reali, vengono ignorate o, ancor peggio, negate».
Quali priorità per Torino intende portare in Parlamento?
«Innanzitutto è importante esserci, mantenendo le radici a Torino. Da Sindaca ho imparato quanto sia importante una solida rete nazionale per ottenere dal governo risorse per il territorio. Penso ad esempio alla seconda linea della metropolitana, alle Atp Finals, alla cittadella dell’aerospazio e dell’automotive. Ora c’è una grande occasione di riqualificazione rappresentata dal Pnrr, dovendo sfruttare al massimo i fondi a disposizione. Ad esempio per accelerare il più possibile sulla seconda linea della metropolitana, che partirà da Torino Nord e ne cambierà la faccia».
Lei da sindaca ha riconosciuto la trascrizione degli atti di nascita dei bambini nati da coppie omogenitoriali, oggi sospesa. Si è inoltre pubblicamente spesa più volte per la legalizzazione dell’eutanasia. La Appendino deputata avrà come priorità i diritti civili?
«Assolutamente sì. Torino, grazie al Movimento 5 Stelle, è stata l’apripista dei diritti delle famiglie omogenitoriali. Vederla rinunciare a ricoprire quel ruolo, con il nuovo sindaco del PD, mi fa male al cuore. Ho dimostrato con i fatti di credere profondamente nei diritti civili e ora mi candido perché, certi diritti, è possibile garantirli solo approvando le leggi necessarie in Parlamento. Penso ad esempio allo ius scholae, al matrimonio egualitario, al riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali, all’eutanasia e alla legalizzazione della cannabis».
Sul reddito di cittadinanza, lei modificherebbe qualcosa?
«Bisogna migliorare sulla parte delle politiche attive, non lo nego. Ma a chi attacca il reddito di cittadinanza ricordo che nel 2020 – stando all’Istat – ha permesso all’Italia di salvare un milione di persone dalla povertà assoluta. E che due terzi dei percettori è inabile al lavoro. Riguardo le truffe, che ci sono come per ogni misura e che grazie al lavoro degli organi preposti vengono punite, penso non possano mettere in discussione lo strumento. Il problema non è la misura in sé, ma l’illegalità. Ed è questa che va combattuta».
Ancora contraria alla TAV?
«La Torino-Lione è un’opera controversa della quale si è discusso per oltre 30 anni. La mia posizione a riguardo non è mutata, ma in questa fase credo che la preoccupazione principale dei prossimi governi debba essere l’aggiornamento dei costi che aumenteranno in modo spropositato per via della crisi energetica e dei materiali».