Economia

Brexit: No Deal o referendum più vicini

21
Giugno 2019
Di Redazione

 

Hard o soft che sia, se sarà Brexit verrà gestita con ogni probabilità da Boris Johnson, assai probabile nuovo leader dei Tories. Ieri il gruppo parlamentare ha ridotto a due i candidati in corsa per la successione a Theresa May per la premiership del Regno Unito. Al quarto ballottaggio Johnson ha ottenuto 160 preferenze contro le 77 di Jeremy Hunt (Ministro degli Esteri uscente), ed è in netto vantaggio per l’elezione effettiva che arriverà nella seconda metà di luglio.

La posizione di Johnson sulla Brexit è netta ed è stata ribadita durante il confronto televisivo con gli altri candidati alla leadership Tory. L’accordo con l’Ue, secondo Johnson, potrebbe essere rinegoziato rinviando lo scioglimento del nodo del confine irlandese nel periodo di transizione post-Brexit. Posizione che ha sempre visto la netta contrarietà di Bruxelles. Hard Brexit, dunque, con un clamoroso No Deal. E la scadenza delle trattative fissata (dopo gentile rinvio di Bruxelles) al prossimo 31 ottobre.

Molto diversa la posizione del leader laburista Jeremy Corbyn: “Sì a un secondo referendum su ogni accordo approvato dal Parlamento”. Secondo quanto riporta Repubblica, Corbyn sul No Deal avrebbe detto ai suoi che “ci farebbe precipitare nei peggiori eccessi di un capitalismo catastrofico, trascinandoci verso accordi pessimi con Donald Trump, dando in pasto la nostra sanità pubblica alle aziende americane”.

Le posizioni Tory e Laburista, dunque, si stanno polarizzando. Se prima l’ipotesi No Deal dei Tories era soltanto ventilata, ora con Johnson l’uscita senza accordo sembra un’opzione molto più concreta. Mentre dal lato Laburista se prima un nuovo referendum popolare veniva indicato come “ultima ratio”, ora Corbyn pare aver fatto chiarezza e l’opzione campeggia apertamente sul tavolo.

Di fatto sono tre anni che il Regno Unito sta dibattendo se e come uscire dall’Unione europea. Ad oggi l’esperienza di Londra ha dimostrato come le porte girevoli di Bruxelles siano molto più oliate in ingresso che in uscita. Ma né Londra né Bruxelles hanno dimostrato un’effettiva volontà di fare un salto di qualità.  

 

Paolo Bozzacchi