Lavoro
Come rilanciarsi nel new normal post Covid. Il caso Flixbus. Intervista con Andrea Incondi
Di Andrea Maccagno
Il settore trasporti è stato uno dei più penalizzati dalla pandemia. La ripartenza non è stata facile, soprattutto nel settore privato, ma le aziende hanno espresso una grande resilienza. Nel caso di Flixbus, ci si sta riuscendo mettendo al centro la “persona”, come fanno da sempre, dalla forma alla sostanza. Ne abbiamo parlato con Andrea Incondi, Country manager dell’azienda.
Il covid per FlixBus è stato un fenomeno particolarmente impattante. Da una parte avete dovuto interrompere molte delle linee nelle quali operavate, dall’altra avete dovuto ripensare metodi e spazi di lavoro. Quali sono stati gli ostacoli maggiori?
«Senza dubbio trasporti e turismo sono stati i settori più colpiti dalla pandemia, che da subito ha comportato la trasformazione radicale delle consuetudini alla base della nostra attività. Pur continuando a erogare il servizio sulla maggior parte delle direttrici nazionali, spesso costituendo l’unica soluzione di mobilità nelle aree a bassa penetrazione ferroviaria e penalizzate dal gap infrastrutturale, ci siamo dovuti confrontare con uno scenario in continuo mutamento, con variazioni nei flussi di traffico costanti e difficilmente prevedibili. Esemplare, in questo senso, è stato l’arrivo a fine 2021 di Omicron, che ha determinato una brusca contrazione della domanda, poi recuperata con il migliorare della situazione epidemiologica. Anche sul piano delle modalità interne di lavoro ci siamo confrontati con una grossa sfida. Da sempre attribuiamo un’importanza cruciale all’aggregazione fra le persone quale fonte di confronto interno e crescita personale – oltre che professionale – e l’esigenza di limitare (e a volte eliminare) le occasioni di interazioni in presenza ha marcato una cesura netta con le nostre consuetudini. Abbiamo saputo fare di necessità virtù: abbiamo ormai istituzionalizzato definitivamente il modello di smart working, già ampiamente praticato anche nel pre-pandemia, accrescendo nei nostri dipendenti responsabilità e serenità grazie a una corretta convivenza tra gli impegni aziendali e la vita privata. Le performance sono migliorate, un segnale che indica quale sia la strada da percorrere».
Con le vaccinazioni prima ed il superamento della fase più difficile della pandemia poi, il comparto si sta rialzando. Quali sono i trend del new normal del trasporto e quali nuovi meccanismi state sperimentando in azienda?
«Gli ultimi due anni hanno rappresentato un periodo sicuramente complicato. Siamo però ripartiti con ancora più voglia di offrire ai nostri consumatori la migliore esperienza di viaggio possibile, a costi ovviamente contenuti. Se però c’è una cosa che ci portiamo dietro dall’esperienza della pandemia è la cura verso le persone, che vogliamo siano protagonisti unici della nostra brand identity. “New normal”, poi, significa anche attenzione alla sicurezza e – da questo punto di vista – lavoriamo quotidianamente per aumentare la consapevolezza che chi sceglie FlixBus sceglie un viaggio sicuro, nel pieno rispetto della normativa vigente sul coronavirus. Certo ci sono anche le attività interne all’azienda, volte ad accrescere il benessere delle persone…».
Infatti FlixBus, in questi anni, ha aumentato l’attenzione posta verso le proprie risorse. Qual è la vostra strategia per migliorare il benessere aziendale delle persone?
«La people strategy di FlixBus poggia da sempre su tre pilastri fondamentali, la cui importanza è andata crescendo nel corso della crisi sanitaria come conseguenza dell’affiorare di nuovi bisogni. In primis, la costruzione di un ambiente sempre più paritario ed inclusivo, in grado di accogliere in sé e rappresentare adeguatamente tutte le istanze, abbattendo divari e gap. Abbiamo poi attivato un’offerta di formazione permanente, per valorizzare al meglio le predisposizioni individuali in un’ottica di empowerment e di sviluppo personale, oltre che di contrasto al languishing. Infine ci sforziamo per promuovere un corretto work-life balance, cruciale per garantire in ogni momento il benessere psicofisico delle persone».
Quali azioni concrete avete messo in campo per favorire un giusto work-life balance?
«Abbiamo implementato il percorso “Un fiocco in azienda”, promosso da Manager Italia, per accompagnare le neomamme e i neopapà nella strada verso una genitorialità condivisa e responsabile e per facilitare il rientro delle neomamme in linea con la consapevolezza della necessità di contrastare la tendenza all’abbandono del lavoro in seguito alla maternità. Ma anche il tema del supporto psicologico ha acquisito, nell’arco degli ultimi due anni, una centralità via via maggiore. In Italia, lo sportello counselling attivato prima della pandemia ha continuato a costituire un riferimento di cruciale importanza; analogamente, a livello globale, è stato reso disponibile il servizio OpenUp, al fine di garantire un canale di counselling in nove lingue. Sempre nella direzione di un maggiore benessere psicofisico di lavoratori e lavoratrici vanno le iniziative legate alle sedute di meditazione mindfulness e yoga, rese disponibili per l’intero team globale di FlixBus».
Altro tema sentito è quello della formazione: FlixBus prevede dei programmi di aggiornamento per i propri dipendenti?
«Sì, attraverso il portale GROW i nostri lavoratori possono accedere a un numero esteso di corsi e training in vari ambiti legati, ad esempio, all’acquisizione di skills interpersonali e strumenti in campo business o IT. È poi possibile ricevere supporto per l’apprendimento di lingue e partecipare allo scambio trasversale di competenze nell’ambito del programma SkillFinder. L’offerta disponibile va oltre le competenze strettamente «aziendali», includendo opportunità di apprendimento legate anche al tempo libero. Infine, abbiamo attivato un corso di empatia digitale, finalizzato a dotare le persone di strumenti utili a gestire la comunicazione interpersonale in un contesto sempre più ibrido e caratterizzato dalla penetrazione sempre più massiccia dello smart working».
Un’azienda attenta alle tematiche di inclusione e welfare è un’azienda più attrattiva. I nuovi talenti si acquisiscono anche così?
«Sicuramente sì. È indubbio che offrire un ambiento di lavoro salutare e attento alle esigenze dei singoli porti inevitabilmente a essere più appetibili sul mercato, riuscendo così ad intercettare prima di altri quei talenti che contribuiranno alla crescita stessa della compagnia. L’implementazione di queste policy, quindi, portano benefici diretti sia nel breve termine sia nel lungo: un aspetto da non sottovalutare. Per questo continueremo a lavorare affinché lavoro e vita privata possano coniugarsi sempre al meglio».